IL BIGLIETTO SBAGLIATO, di Pierre Turcotte (Youcanprint – gennaio 2023)
Recensione 1
“La vita svolta sempre dimenticando di preavvisarti (…). Ti sorprende, ti incendia o ti annienta, con la medesima indifferenza. Cancella le strade davanti, fa impazzire le bussole e poi le sbeffeggia, lasciandoti spaesato tra le sabbie mobili e miraggi”
Il trentaduenne Alcibaldo, detto Cibì, ha chiuso con il suo passato. Ha resettato nomi, visi, luoghi, situazioni.
Un altro “lui” si è creato una nuova vita a Londra, lasciando alle spalle l’Italia. Ma il passato e il presente non percorrono linee parallele, proprio no.
Ci sarà un punto dove le linee si incontreranno, linee incidentale malgrado tutto.
La voce del passato chiama. Bisogna tornare al punto di partenza e fare i conti con il sospeso. Altrimenti non si può andare avanti se sopra la testa pende la spada di Damocle.
Ecco in estrema sintesi la trama principale dove il romanzo “Il biglietto sbagliato” poggia le sue basi.
Cibì malvolentieri ritorna in Italia: è l’ultimo desiderio della sorella Titti, condannata dal destino.
Cibì ritorna al punto di partenza per scoprire non senza dilemmi e lotte interiori, che i suoi occhi sono diversi e il suo spirito è completamente cambiato.
Riuscirà a far pace con il suo drammatico passato? Sarà capace di riagganciare i fili interrotti e riscoprire che Villa Fabier, la casa paterna, non contiene solo orribili fantasmi ma anche scrigni magici e tesori nascosti?
Con un linguaggio che oscilla tra le forme più elementari di sentimenti veri e pensieri filosofici spontanei, l’autore ha creato un romanzo che supera ogni genere narrativo.
Il mix in cui il personale conflitto del protagonista si mescola con un thriller improvabile e un finale scenico di tutto rispetto dona, tutto sommato, al romanzo una forma particolarmente nuova
“C’era un dramma da rappresentare, un omicidio da svelare, un diario da ritrovare, un amore da riscoprire, un destino da dimenticare, un’incriminazione da evitare, metamorfosi da interpretare, emozioni da comprendere, redenzione da accettare”
I personaggi che via via si presentano risultano sui generis e suscitano una sincera simpatia: Titti, Isabelle, Cris, Ibis, Bebo…e il cane e il gatto: una nuova famiglia, uno per tutti, tutti per uno, per ricominciare una nuova vita sulle basi di un passato senza spettri vaganti.
L’incipit è travolgente.
Però. E già c’è un però. Lo svolgimento perde ogni tanto i fili delle varie trame che si aggrovigliano pretenziosi verso mete poco approfondire o troppo macchinose e il finale è prevedibile.
Qualcosa si poteva evitare e qualcos’altro si poteva approfondire. Non si è arrivata alla giusta cottura, la carne a volte è cruda a volte troppo cotta.
Comunque, tutto sommato una bella storia a cui viene perdonato, non certo la trama principale cui poggia poiché si mantene solida sino alla fine, ma il disperdersi facilmente e grossolanamente tra fili imbastiti con una simpatica leggerezza nell’affrontare temi importanti, oppure scadere in un approfondimento che poteva essere evitato.
Buona lettura.
Recensione di Patrizia Zara
Nel panorama vasto della narrativa moderna fa bene al cuore e alla mente la presenza di romanzi come questo, che non rientrano in un genere preciso ma che spaziano tra i diversi ambiti, regalando al lettore un mix di esperienze diverse, tra loro eterogenee eppure ben legate tra loro, senza che una prevalga sulle altre e senza che si percepisca il distacco tra le varie componenti.
Siamo nello studio londinese di Arcibaldo Falier, autoesiliatosi dall’Italia per fuggire da un passato e da una famiglia con cui per oscure ragioni ha deciso di tagliare ogni legame: l’arrivo inaspettato della sorella Titti, malata terminale, e la sua preghiera/esortazione a tornare con lei nella casa della loro infanzia sarà il punto di partenza di tutta una serie di avvenimenti: il recupero del tempo perduto, il tentativi di ricomporre un puzzle familiare con diverse ombra che affondano le radici in alcune delle pagine più sanguinarie della nostra storia, senza dimenticare una sequela di morti e sparizioni che ruotano attorno alla famiglia e alle conoscenza del nostro. Un po’ romanzo storico e un po’ giallo, senza dimenticare il percorso di formazione interiore del protagonista e degli altri personaggi, “Il Biglietto Sbagliato” ci offre un esperienza narrativa estremamente avvincente e coinvolgente, complice una prosa fresca e diretta- e con diversi spunti di riflessione, con la tensione sempre alta e dove ogni elemento e tutte le storie, per quanto all’apparenza distanti, arrivano alla fine a convergere in una conclusione tutt’altro che scontata.
Recensione di Enrico Spinelli
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