IL BIRD HOTEL Joyce Maynard

IL BIRD HOTEL, di Joyce Maynard (NN Editore – giugno 2024)

Le storie di Joyce Maynard raccontano di seconde occasioni, di vite che prendono strade impreviste, di rinascite.

Così è per Eleanor e i suoi figli ne “L’albero della nostra vita“, il meraviglioso ritratto di una famiglia all’ombra di un gigantesco frassino, che ne custodisce le memorie, i segreti, i sogni.

Così è per il giovane Henry di “Un giorno di festa“, romanzo di formazione ricco di suspense, in cui un incontro fortuito segnerà per sempre la vita dei tre personaggi principali.

Così è per Joan, la protagonista del “Bird Hotel“. La incontriamo su un ponte, nella prima pagina del libro, un istante prima di lasciarsi cadere nel vuoto.

La seguiamo prendere una strada imprevista, salire su uno strano autobus, poi su un aereo, verso la sua possibilità di rinascita su un’isola del Centroamerica. Proprio lei, che ha paura dell’acqua.

Impareremo a chiamarla Irene, mentre si lascia alle spalle il suo oscuro passato e le tragedie che ne hanno segnato il corso.

All’ombra del vulcano che si leva, maestoso, dalle rive del lago, l’isola la accoglierà in tutto il suo misterioso splendore, il suo fascino antico e selvaggio, la sua natura indomabile.

Approdata a questa nuova età della sua esistenza, è come se Irene «avesse superato inconsapevolmente una barriera invisibile che separa la nostra realtà da una realtà diversa, da un tempo diverso, o forse da una realtà in cui il tempo scorre a una velocità differente da quella che viviamo ogni giorno». Lo scrive la traduttrice Silvia Castoldi nella splendida nota in coda al romanzo.

Nessuna ulteriore descrizione potrebbe mai essere altrettanto efficace.

Svelare le trame nascoste, gli imprevedibili sviluppi che la vita saprà riservare a questa giovane anima, a questa “Llorona” (“la donna che piange”, figura della tradizione latinoamericana, costretta a vagare per il mondo in cerca dei suoi figli perduti), sarebbe un torto imperdonabile.

Molto meglio dunque lasciare che il velo che avvolge un passato di segreti e misteri, venga scostato lentamente e con estrema delicatezza, per scoprire un po’ alla volta quale sia la strada (o le possibili strade) che si dispiegheranno di fronte a Irene.

Avevo scoperto che qualche volta succedono cose per le quali non esiste una spiegazione», dirà Irene, ormai donna matura, verso la fine della sua storia.

Come ci insegna la ricetta di torta alla pesca che occupa alcune, indimenticabili pagine di “Un giorno di festa”, o come per il segreto per ottenere degli ottimi “macarons” alla francese nella prima parte del “Bird Hotel”, o ancora gli omini intagliati nel sughero e dipinti ne “L’albero della nostra vita”, sono forse la cura e la passione che mettiamo nelle piccole cose, il modo in cui ci prendiamo cura degli altri, gli ingredienti indispensabili per il nostro percorso di vita. Per la nostra ricerca di felicità.

Magari Irene smetterà di aver paura e imparerà a nuotare.

Joyce Maynard

“Il Bird Hotel”

Traduzione di Silvia Castoldi

NN Editore

Recensione di Valerio Scarcia

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