IL CANTO DEI CUORI RIBELLI Thrity Umrigar

IL CANTO DEI CUORI RIBELLI, di Thrity Umrigar (Libreria Pienogiorno – aprile 2024)

Abru.

Significa onore.

L’ho chiamata così in memoria di suo padre, un uomo che faceva sbocciare questa parola con ogni sillaba che pronunciava e ogni cosa che faceva.

L’ho chiamata così per cancellare il modo in cui i miei fratelli l’hanno distorta e resa orrenda con la loro sete di sangue.

L’ho chiamata così per dire al mondo intero che si può bruciare vivo un uomo ma non si può spegnere la nobiltà del suo cuore.

Questa storia mi ha portato in India e mi ha fatto riflettere sulla condizione femminile.

Protagonista la donna. Declinata sotto forma di Shannon, di Smita, di Meena, di Abru, di “India”.

Ma partiamo dalla storia.

Smita, una giornalista in vacanza alle Maldive, viene contattata da Shannon, che è sua amica e collega; Shannon svolge la professione come corrispondente dall’India ed in quel momento é bloccata a letto per una frattura all’anca. Smita arriva in India con riluttanza, il suo passato nasconde segreti che non fanno stare a suo agio in India, ma è una buona amica e non dice dj no a Shannon, credendo le serva solo assistenza. Invece Shannon le affida l’articolo di cronaca che sta scrivendo sul caso di Meena, una giovane donna sfregiata dai fratelli per aver voluto sposare, contro il loro consenso, un uomo musulmano. Da lì di diramano due storie: quella di Smita e quella di Meena. Capitolo dopo capitolo conosciamo le due donne d le loro storie, apparentemente molto distanti…e invece molto più simili di quanto ci si possa immaginare. Filo conduttore L’India, le sue leggi, le sue meraviglie. Le sue “fratture”. Smita odia e ama la sua India. Meena sarà la sua occasione per fare il conti con il passato, per sciogliere i nodi, per imparare a guardare certe realtà, per ritrovarsi e fare pace con sé stessa e il suo passato. Farà tutto questo forte del fatto che Meena meriti aiuto e forte di una presenza importante: Mohan, un amico di Shannon, presenza fondamentale nel suo percorso di riscatto.

Questa è la storia di due donne, entrambe a modo loro ribelli. Due donne con idee di uguaglianza e inclusione simili, ma con opportunità e privilegi di nascita molto diversi.

Meena appare fragile e invece è un personaggio dalla forza sovrumana e di un coraggio imponente. Meena si ribella alle tradizioni della casta e porta avanti una causa contro i fratelli per il bene di sua figlia, la piccola Abru. Vuole che sua figlia sappia quanto ha lottato per la speranza di un’India diversa e per questo è disposta ad affrontare tutto, anche la morte se necessario…

Meena personaggio splendido.

Smita, dal canto suo, è convinta di voler tornare alla sicurezza che ha trovato trasferendosi negli Stati Uniti quando era poco più di una bambina. Si sente americana, non tollera le abitudini indiane, nemmeno se si tratta di gesti di cortesia. È una giornalista colta e di successo, ma sente il richiamo alle origini diventare sempre più forte, sempre più inevitabile.

È impossibile non parlare di Mohan, un uomo che è costretto a rivedere molte delle sue convinzioni sul proprio Paese e che, lentamente, diventerà per Smita una figura insostituibile, regalandole la possibilità di rivalutare alcune delle sue certezze.

Ho letto questa storia con entusiasmo e con aspettative alte, leggere che fosse indimenticabile come Mille splendidi soli mi ha fatto “illudere”. A mio avviso pur essendo una bella storia non si avvicina nemmeno a quella storia. Di fatto ci sono pagine molto crude, pagine molto dolorose, pagine ricche di dettagli indiani che fanno riflettere.

È un dramma femminile, è uno schiaffo in faccia, é attualità, eppure ho faticato, da occidentale miope, ad entrare in empatia con le donne ma…una volta successo ho sentito dentro un dolore profondo. Atavico.

Non si sceglie in che parte dell’emisfero nascere…non si sceglie la condizione in cui si vive come donna.

Meena di certo non la dimenticherò…

Consigliato, di certo, specie a chi ama i romanzi basati su storie vere

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