IL CANTO DEL LAVORO Ivan Doig

IL CANTO DEL LAVORO, di Ivan Doig (Nutrimenti – aprile 2023)

 

Recensione 1

Questo secondo romanzo di Ivan Doig, autore da poco inserito tra le mie letture, è ambientato negli anni Venti, nello Stato del Montana, in un paesino minerario della contea di Butte, ricchissima di rame ed importante centro di estrazione del minerale; la prima guerra mondiale è da poco terminata ed i soldati ritornati dal fronte hanno ripreso il loro lavoro in una situazione in cui i radicali del Workers of the World sono in competizione con i sindacati tradizionali. Qui arriva Morrie Morgan – che poi ho scoperto essere il protagonista di un altro libro di questo scrittore, La stagione fischiettante-, curioso personaggio, ex insegnante ed ex manager del fratello pugile, in fuga da loschi figuri che lo stanno cercando perché ha truccato un incontro di boxe.

A Butte, dove scopre che durante il viaggio è stato perso il suo baule, trova alloggio nella pensione di una vedova, Grace, e su indicazione di altri due pensionanti ex minatori, Hoop e Grieff, viene assunto dapprima in un’agenzia funebre dove partecipa a molti funerali ottenendo un certo successo come “dolente”; poco dopo trova un altro lavoro, certamente più consono alla sua personalità di persona colta ed amante dei libri, nella biblioteca pubblica del villaggio, dove svolgerà per conto del titolare, Samuel Sandison, il ruolo di uomo tuttofare che risolve ogni tipo di problemi. Ma i personaggi che animano questo romanzo sono tanti e tutti molto ben caratterizzati; oltre a Grace, Hoop e Grieff, ed il possente Sandison, troviamo la deliziosa Barbara Rellis, insegnante nella scuola locale ed ex allieva di Morrie nella sua vita precedente, da lui a quel tempo soprannominata Rabrab, e adesso intrepida fidanzata di Jared, il capo del sindacato dei minatori; la figura che mi ha colpito di più- e devo dire che nel rappresentare i bambini Ivan Doig è veramente un maestro- è il piccolo Carestia Russa, un velocissimo discolo, allievo di Rabrab, a cui Morrie si sente particolarmente legato tanto da aiutarlo a superare varie difficoltà.

Ma Morrie si fa voler bene da tutti lasciandosi coinvolgere nelle lotte dei minatori contro la temibile azienda che gestisce l’estrazione del minerale, facendola spesso da padrona assoluta. In questo libro il cantore dell’ovest americano e della dura vita dei lavoratori ci delizia con una storia piena di amore per i libri e per la libertà, giocando anche con la musica, costruendo con i suoi personaggi il canto del lavoro, che costituirà l’inno dei minatori nelle loro lotte per una vita meno dura e più giusta.

Recensione di Ale Fortebraccio

Recensione 2

E va bene, lo ammetto ancora una volta. Ho un debole per Ivan Doig. Per la sua barba bianca, per i suoi cappelli, per il suo sorriso dolce. Sono affascinato da quegli occhi vispi e rassicuranti, per il modo in cui si posano sulla commedia umana. Sono innamorato della sua penna, rapito dalla sua voce, dal suo talento nel raccontare storie, dalla magia di cui sono impregnate le pagine dei suoi libri.

La scintilla, per me, è scattata quando ho letto lo splendido capitolo a lui dedicato, in quella monumentale antologia che è “Americana” di Luca Briasco. Una folgorazione.

Da allora non perdo occasione, ogni volta che un suo libro viene pubblicato, di rifugiarmi nel suo universo di parole, fra viaggi in corriera, firme su grossi libri per dediche, racconti da bancone di bar, inventari di maestose biblioteche, che dalla A di Austen alla Z di Zola, passando per Dickens, Dostoevskij e Shakespeare, abbracciano tutto il sapere di cui si possa disporre, tutto ciò da cui un uomo possa trarre ispirazione, tutto ciò a cui possa anelare.

Mi sono ripromesso, questa volta, di non perdermi a girovagare e dedicare poche essenziali righe a questo nuovo viaggio nell’Ovest degli Stati Uniti, verso la cittadina immaginaria di Butte, da qualche parte nel Montana.

1919. Ai piedi di colline che partoriscono rame, da estrarre con grosse trivelle e convertire in ricchezza e profitto, Morrie Morgan (sì, proprio lui!) scende dal treno con una valigia in una mano e nessun posto dove andare. Chi ha letto “La stagione fischiettante” sa da dove arriva. Ma non preoccupatevi, farà lui un breve cenno alla sua storia. Quel che vi occorre sapere, lo sentirete dalla sua viva voce.

In questa vivace cittadina, trovata ospitalità presso la pensione di una premurosa vedova, Morrie entrerà presto in contatto con una comunità di lavoratori sfruttati e scontenti, alle prese con dure lotte sindacali.

Servirà il suo aiuto e tutto il suo ingegno per partorire una idea e trasformarla in un atto, un coro, un canto, nell’interesse di una comunità di persone che lottano per trovare una voce con la quale rivendicare i propri diritti.

“Nel libro della vita siamo capitoli nella storia l’uno dell’altro”.

E ora dove te ne andrai, Morrie? Quale nuovo capitolo scriverai, nella tua, di vita?

A una casa editrice come Nutrimenti e al lavoro di scout e di traduzione di Nicola Manuppelli, a quella promessa fatta al vecchio Doig (“Gli promisi che avrei fatto di tutto per vederlo pubblicato in Italia”, scrive Nicola nella postfazione al “Racconto del barista”), ancora e per la quarta volta, il mio personale e sconfinato ringraziamento. È solo grazie al vostro prezioso lavoro se “la musica delle umane vite”, scritta, orchestrata e diretta da questo sciamano docile e gentile, batte il tempo ancora una volta, miracolosamente, all’unisono con la mia.

Mi ero ripromesso di non dilungarmi troppo, ma non ci sono riuscito. Non avevo dubbi.

Recensione di Valerio Scarcia 

IL CANTO DEL LAVORO Ivan Doig

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