IL CAVALIERE DEL FIORDO, di Giuseppe Bresciani
Il mio libraio di fiducia mi ha suggerito un romanzo storico fresco di stampa e l’ho comprato perché dell’autore avevo già apprezzato il bellissimo diario intimistico di Leonardo da Vinci “Le infinite ragioni”.
L’ho letto tutto d’un fiato.
Che dire? È stata un’esperienza sensoriale, una sorta di viaggio astrale nel tempo. La storia ti prende e ti coinvolge, ti risucchia in una dimensione quasi onirica anche se non si tratta di un fantasy. Non sei più solo spettatore di una vicenda che ha il ritmo incalzante di un film d’avventura, ma coprotagonista attraversi i sensi.
La vista, per prima. Vedi tutto ciò che accade come se avvenisse davanti a te in quel momento.
L’udito. Senti i clamori dei tornei cavallereschi e il silenzio della natura del Nord Europa e dei monasteri.
Il gusto. Assapori i dialoghi e le descrizioni come se fossero pietanze prelibate.
L’olfatto, poi, che si nutre dei profumi dei boschi popolati dai lupi e del mar Baltico in burrasca, dell’afrore delle battaglie, degli aromi del deserto.
Infine il tatto. Ti senti sfiorato, toccato, sollecitato da vibrazioni prodotte dagli avvenimenti, ora poetici ora drammatici, che coinvolgono Rodolfo di Fionia, alias il cavaliere del fiordo, l’indimenticabile eroe di una storia imperdibile che raccomando a chi ama la narrativa “sensoriale”.
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