IL CIELO DIVISO, di Christa Wolf (E/O)
“Fu chiaro, a un tratto, che tutto, i diciannove anni i desideri le azioni i pensieri i sogni, erano esistiti unicamente per prepararla, proprio a quel momento, proprio a quella lettera. Improvvisamente ecco far capolino tanta esperienza, non certo accumulata da lei. Come ogni ragazza, era sicura che nessun’altra prima di lei, né dopo di lei, potesse aver avuto, o avere, i sentimenti che lei adesso provava. Si portò davanti allo specchio. Era rossa fino alle radici dei capelli bruni, e intanto sorrideva, con una modestia nuova, con una nuova sapienza. Sapeva che, in lei, vi erano a sufficienza cose che piacevano a lui, e gli sarebbero piaciute sempre”.
Così, in una delle prime pagine del romanzo, inizia la storia del grande amore tra Rita, giovane ragazza carica di entusiasmo e disposta a vivere a pieno ogni esperienza (sentimentale, professionale, sociale), e Manfred, più maturo di lei e già segnato da una sorta di indifferenza e disincanto. Lo sfondo è quello di una città industriale della Germania Est, in cui sono ancora forti le lacerazioni prodotte dalla dittatura nazista e dal recente conflitto e su cui si allunga l’ombra di quel muro che separa territori, destini, coscienze e che metterà alla prova la storia dei due innamorati. Questi sono infatti diversi per indole ma anche per opinioni e sentimenti riguardo a grandi tematiche, ad esempio il rapporto tra individuo e società.
La narrazione, condotta sempre dal punto di vista di Rita, si svolge su due piani temporali: il presente, in cui la ragazza è in ospedale per un incidente capitato nella fabbrica di locomotive in cui lavora (ma subito il lettore viene informato che le sue condizioni sono dovute a una sofferenza d’amore) e il passato, in cui è ricostruita la storia tra Rita e Manfred e, allo stesso tempo, la crescita della ragazza che, partendo dal villaggio della sua infanzia, matura a mano a mano che si apre al mondo e alla società.
Anche il lettore è condotto a una riflessione critica sulle motivazioni che possono spingere a reazioni diverse dinanzi all’irrompere della Storia nella vita dell’individuo e a chiedersi che cosa sia che conti davvero e più del resto. Niente rivelo sul finale che propone comunque una tesi, anche se gli interrogativi suscitati e le problematicità rilevate non sono almeno a mio avviso totalmente risolti.
Recensione di Laura Vetralla
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