IL COMPAGNO, di Cesare Pavese (Einaudi)
Pablo è un ragazzo che vive a Torino con i genitori, suona la chitarra, ha degli amici. Un ragazzo come tanti. L’amico Amelio cade con la moto e resta paraplegico. Pablo conosce la ragazza di Amelio, Linda, ed inizia a frequentarla. Siamo nel ventennio fascista. Pablo si racconta in prima persona ma in fondo non dice molto di sé. Ha ancora le idee poco chiare. Linda sembra preferirgli Lubrani più maturo e affermato negli affari. Pablo abbandona le notti e i locali torinesi per recarsi, con la sua chitarra, a Roma dove frequenta vecchi e nuovi amici e ha una nuova ragazza, Gina. Pablo prende gradualmente coscienza della situazione politica, riflette sul clima liberticida di quegli anni. Alcuni dei nuovi amici sono antifascisti dichiarati e consapevoli, fanno riunioni, leggono libri proibiti. Ci sono degli arresti ed anche Pablo finisce, per un breve periodo, in prigione e viene obbligato a rientrare a Torino.
Pablo è probabilmente il prototipo di un ragazzo di quegli anni che ha amici, ragazze, progetti e che si trova a convivere con il fascismo di cui ha inizialmente un’idea confusa. Anzi direi che tutta la sua vita è in qualche modo ancora da impostare. Il processo di maturazione è lento, tormentato. Pablo non è un intellettuale, è un ragazzo semplice e la sua quotidianità scorre tra questioni ancora irrisolte.
Un libro breve, un linguaggio essenziale, un po’ spigoloso, nello stile di Pavese. Credo uno dei suoi libri meno riusciti e forse l’unico che si rivolga direttamente alle tematiche politiche e sociali. Comunque è molto interessante la visione della società di allora fatta con gli occhi di questo ragazzo ed è notevole la potenza espressiva dello stile asciutto di Pavese.
Recensione di Stefano Benucci
Il Compagno Cesare Pavese
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