IL CONFESSORE, di Jo Nesbø
L’impressione è che Nesbø abbia voluto scrivere una storia d’amore.
Questa è la sensazione che mi resta al termine della lettura. Certo mi rendo conto che l’impressione è strana. Ma è così. E il risultato è geniale, anche senza il nostro Harry.
Ma posso affermare con certezza che Harry è altrove?
Una vasta umanità, che sembra non ignorare del tutto l’altro.
Rover che si confessa e attende la benedizione. La storia che sta raccontando è orribile.
“Chinò il capo e sentì la mano sinistra di Sonny sulla sua testa calva”.
Un regalo e un biglietto da visita recante la scritta “Officina Rover.”
Sonny, occhi verdi, capelli lunghi e luridi. Alunno modello, wrestler pieno di talento, amato da tutti, sempre disponibile. Sarebbe diventato poliziotto. Anche lui. Come suo padre, poliziotto, corrotto, e con poteri speciali. La vergogna.
Per Vollan, da quarant’anni cappellano del carcere. Poche e chiare istruzioni.
Johannes Halden. Perché aveva accettato di prendere a bordo due grossi sacchi al porto di Songkhla, in Thailandia? Aveva capito che si trattava di eroina…
Nestor e il dogo argentino.
Arild Franck vicedirettore della prigione.
Simon Kefas, ispettore capo della Omicidi. Sulla sessantina, un metro e settanta, viso con solchi profondi, alcune rughe del sorriso. Radi capelli grigi e due occhi che esprimono gentilezza e testardaggine.
Kari Adel appena entrata nella Omicidi. Affianca Kefas.
Martha e il residence di Ila.
…
Aveva capito perché tanti detenuti andassero a confessarsi dal ragazzo. Era per via del silenzio, del vuoto risucchiante che si crea quando qualcuno ti ascolta senza reazioni o pregiudizi, quando pur senza far niente ti invoglia a parlare e a rivelare i tuoi segreti. Nessun secondo fine. Nessuna speranza di ricevere un eventuale premio nei cieli.
“Tutti gli dei della Terra e del Cielo abbiano misericordia di te e perdonino i tuoi peccati. Un giorno morirai, ma la tua anima di peccatore salirà in paradiso. Amen.”
Efferati omicidi, anzi vere e proprie sentenze eseguite con altrettante mutilazioni.
Una presunta talpa nella polizia che riferisce direttamente al capo del narcotraffico e della tratta di esseri umani a Oslo.
Il Gemello.
Una lettera scritta da Ab che si autoaccusa. Kefas che è convinto del contrario. Perché era il suo migliore amico.
Ancora una volta Nesbø è infallibile. Devo interrompere il racconto perché la mia vita continua, al di la di ciò che sto leggendo, eppure mi costa fatica, voglio sapere tutto. E quello schiaffo finale che mi fa tornare di qualche pagina indietro a cercare certezze. Così riconoscibile e rassicurante, non si smentisce mai e ci casco sempre.
Grandissimo e avvincente noir, a tratti pulp, anzi pulp fino al parossismo. Ma Nesbø ci abituati al suo racconto senza intermediazione alcuna. Senza inutili giri di parole. Riesce a non farmi sentire la mancanza di Harry.
Diretto al punto. Di una nuova storia d’amore.
Recensione di Mariangela Aurilia
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