IL CUGINO PONS, di Honoré de Balzac (BUR)
Il cugino Pons è uno straordinario documento dell’ultimo Balzac, il geniale creatore della Comédie Humaine, opera monumentale di questo grandioso artista francese.
Pons è un musicista ed un amante dell’arte in generale.
Vanta una collezione di opere uniche e preziosissime, raccolte in decine di anni, scelte, selezionate, curate, accudite, venerate, come meritano tutti i grandi capolavori.
Ma nonostante questa incalcolabile ricchezza, Pons vive in maniera parca, anzi “scrocca” pranzi e cene da parenti e amici ogni giorno, da anni.
E’ un personaggio strano Pons, non si riesce ad amarlo, non da subito almeno e comunque non completamente. E’ ermetico, distante, distaccato.
Non lo si può amare per quello che è o per quello che fa.
Si può però imparare a volergli bene per tutto quello che gli fanno patire gli altri, i “parenti serpenti”, i vicini di casa, la portinaia, i rivali in affari.
La sua immensa collezione è la sua ricchezza e la sua sfortuna.
Pons viene emarginato perché vive in un mondo tutto suo, perché la sua passione per l’Arte, per il Bello, inevitabilmente lo fa prigioniero delle sue manie.
Pons non si può inserire in un mondo dove tutto si basa sull’avidità, il pettegolezzo, la superficialità, un mondo dove l’uomo e le cose sono merce da vendere e da comprare, un mondo retto da meccanismi disumani e spietati.
Tutto ha un prezzo, tutto viene svilito del suo valore intrinseco, e allora anche la preziosa collezione di Pons, frutto di anni di ricerche e sacrifici, diventa la preda di cui impadronirsi per realizzare facili profitti da parte di arrivisti ignoranti, avidi azzeccagarbugli e portinai invadenti.
In tutta la sua maestria Balzac dipinge perfettamente il clima che caratterizza la società francese del tempo: il dominio assoluto del denaro, la cupidigia dei nuovi ricchi che annienta e offusca completamente valori fondamentali e disinteressati quali l’amicizia e l’amore dell’arte.
A Pons e al suo caro amico Schmucke non resta che soccombere a causa della loro natura troppo ingenua, tanto ingenua da farli apparire quasi patetici.
Non c’è posto per i deboli in questo nuovo mondo, non c’è posto per i puri di cuore.
E’ un libro dalla struttura e costruzione assolutamente ineccepibili, la descrizione dei personaggi e delle loro relazione è praticamente perfetta, Balzac dipinge magistralmente il suo tempo e lo critica in maniera raffinata e feroce.
Temi di un’attualità agghiacciante, disarmante, che mi ha confermato quanto i grandi classici non smettano mai di insegnarci qualcosa.
“Ho sempre pensato che le pagine veramente immortali dei maestri illustri dovrebbero essere di proprietà nazionale, costantemente davanti agli occhi dei popoli, così come la luce, capolavoro di Dio, serve a tutti i suoi figli”
Buona lettura!
Recensione di Cristina Costa
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