IL CUORE È UN CACCIATORE SOLITARIO, di Carson McCullers
In una cittadina del Sud degli Stati Uniti, durante gli anni della Depressione,un orologiaio sordomuto, il cui unico ma fortissimo legame è con un altro sordomuto internato in manicomio e del tutto incapace di ricambiare la sua amicizia, diventa confidente di un barista da poco rimasto vedovo, di una ragazzina con aspirazioni artistiche, di un medico deciso a battersi per i diritti civili e di un ubriacone dalle tendenze socialiste; cinque vita tutte diverse, cinque solitudini che non arriveranno mai a essere superate, cinque storie di sconfitta tra le quali spicca il mite e paziente Singer, eletto a punto di riferimento dagli altri quattro perché, passivo interlocutore, è ritenuto il più adatto a placare ansie e dolori e poco importa che gli interessino realmente o meno i casi altrui: il bisogno di un ascoltatore è il più urgente da soddisfare, al punto che nessuno dei quattro sente mai la necessità di invertire i ruoli e informarsi della vita dell’orologiaio, che legge faticosamente le loro labbra e risponde col movimento delle mani, senza poter davvero alleggerire i loro cuori dal peso delle loro sconfitte.
Intenso dramma dell’incomunicabilità, profonda analisi psicologica e sociale di uno dei periodi più neri della storia americana, Il cuore è un cacciatore solitario è una lettura struggente, dalla prosa limpida ma difficile nella costruzione e nello stile, fatta di immagini e silenzi evocati, più che dialoghi e azioni.
Straordinario esempio di narrativa, consigliato a chi cerchi letture veramente di qualità e titoli che amerà per sempre.
Recensione di Valentina Leoni
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