Il dibattito non esiste più, esiste soltanto la prevaricazione: L’UMANITÀ IN TEMPI BUI, di Hannah Arendt (Raffaello Cortina Editore)
La prova scritta di italiano seconda lingua consiste in un’argomentazione. Ho chiesto alla classe di esprimersi riguardo alla comunicazione non violenta e alla sua efficacia nel dibattito pubblico. Esito: una catastrofe. Nessuno ritiene importante convincere a tutti interessa vincere. Hai voglia a spiegare che un dibattito non si può vincere e che non è una gara né un conflitto.
Nessuno ritiene che il dibattito serva ad acquisire nuove prospettive, a superare vecchi convincimenti, a testare le proprie ragioni.
Secondo i/le student* un dibattito serve a vincere cioè a ridurre al silenzio il proprio avversario il quale tace non perché convinto dai nostri argomenti ma perché vinto dalla nostra veemenza.
Ne consegue che, a detta della classe, la comunicazione non violenta – ossia scevra di parolacce, insulti e dileggi- è inefficace e d’impaccio.
Come scrisse Hannah Arendt: ci confrontiamo costantemente con persone sicure di avere ragione e chi vince ha automaticamente ragione. (Wer gewinnt, hat Recht)
Di Alessandra Abram
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