“Il dono di Iris”: Flavia Giovanardi racconta di due donne indipendenti e ribelli, legate alla magia della natura.
Iris e Teodora: due donne simili e con gli stessi valori ma appartenenti a diverse generazioni; una nonna e una nipote che condividono un grande segreto, due figure femminili che ispirano con la loro volontà di non piegarsi, di essere libere, di decidere da sole della propria vita. “Il dono di Iris” di Flavia Giovanardi ha come protagonista la ventiseienne Teodora; la giovane vive in una cittadina del nord Italia non specificata, in un periodo storico cruciale: i primi anni Cinquanta, un crocevia tra il secondo dopoguerra e l’inizio del boom economico. In questo limbo in cui si trascinano le macerie del passato e si guarda con speranza al futuro, incontriamo un personaggio che vuole dimenticare gli orrori della guerra, e che vuole accogliere a braccia aperte la spinta al rinnovamento sociale, politico ed economico.
Teodora confida soprattutto in un cambiamento della condizione delle donne: è stanca di sentirsi oppressa, di subire gli sguardi di disapprovazione di sua madre perché non vuole sposarsi e perché è andata a vivere da sola, e di essere considerata strana solo perché ha voglia di ballare, di godersi appieno la vita, di emanciparsi e di fare solo ciò che davvero desidera, e non quello che la società patriarcale cerca di imporle. Il coraggio di andare contro le convenzioni e i pregiudizi è uno dei doni trasmessi a Teodora da sua nonna Iris, purtroppo passata a miglior vita: l’anziana l’ha resa partecipe, sin da quando era molto piccola, delle sue bizzarre attività, che ora, da adulta, la protagonista pone sotto tutta un’altra luce. Iris la conduceva nel bosco, la faceva famigliarizzare con la Quercia Madre, un immenso albero frondoso che poi sarebbe diventato per lei il suo luogo di pace profonda; si faceva aiutare dalla nipotina a raccogliere fiori ed erbe, che poi utilizzava per creare delle misteriose pozioni.
Inoltre, Iris l’aveva iniziata alla lettura dei Tarocchi – «Sentiva nella stanza l’energia delle carte che si spandeva intorno e sapeva che la bambina, pur inconsapevole, l’avrebbe percepita a sua volta. A lei spettava di trovare le parole, quelle capaci di spiegare senza spaventare, di insegnare senza forzare, di aprire alla conoscenza senza costringere. Le parole che, per la bambina, avrebbero fatto la differenza tra un dono e una dannazione». Flavia Giovanardi racconta del prezioso ma ingombrante retaggio di Iris, legato alla magia naturale e alla divinazione, e dei tentativi di Teodora di comprenderlo, di accettarlo e di riuscire ad integrarlo nel suo coraggioso cammino di emancipazione e di riscatto.
Recensione di Roberto Pellicci
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