IL GIGANTE SEPOLTO, di Kazuo Ischiguro
È una favola, una metafora efficace sul trascorrere del tempo che porta con sé, molto spesso rimpianti e desideri non realizzati e speranze disilluse con cui occorre imparare a convivere. L’autore sembra ricordarci, attraverso la finzione narrativa, l’importanza di sapere custodire i ricordi in quanto parte essenziale di noi senza i quali brancoleremmo nella nebbia alla ricerca di punti di riferimento certi.
Nel gigante sepolto, ambientato in epoca medievale, tra orchi, cavalieri, castelli e draghi, i cittadini Britanni e Sassoni convivono pacificamente dopo aspre guerre, lotte ancestrali e odii furiosi.
Eppure ai due vecchi protagonisti non basta il presente pacifico, loro non si rassegnano all’assenza di parte della loro storia caduta nell’oblio, per questo cercano costantemente e sfidano l’incantesimo pur di rimettere insieme i pezzi del loro passato pur sapendo che dovranno fare i conti con orrori e tragedie, sensi di colpa e tradimenti.
Forse l’autore, descrivendo la fatica dei due vecchi che rifiutano di dimenticare il loro passato, qualunque esso sia e qualunque dolore conservi, invita il lettore a riflettere sull’importanza dei propri ricordi ma anche invita a concentrarsi sul presente accettando di rimuovere o di dimenticare parte del proprio passato.
Recensione di Patrizia Franchina
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