IL GIOCO DI SANTA OCA, di Laura Pariani (La nave di Teseo)
Sono vicende queste che si svolsero nel ‘600 nel Ducato di Milano: per la precisione nei dintorni di quel Busto Grande (oggi Busto Arsizio Va) immerso nella brughiera ruvida come i protagonisti di questo romanzo che mi è piaciuto molto, non solo perché abito nei luoghi descritti ma per il sapiente e meticoloso lavoro che l’autrice ha fatto nel ricercare la lingua dialettale così come parlata a quei tempi .
Leggere questo gioiello narrativo per me è stato come calare il secchio in un pozzo per raccogliere acqua rimasta intatta nei “seculorum” con la purezza che le deriva anche da sedimenti che le sono propri.
Nella vasta distesa della Valle del Ticino Bonaventura Mangiaterra raccoglie a sé temerari e indomiti accoliti rivendicanti la Libertà dall’oppressore spagnolo che con le sue scorribande sanguinarie tiene in ostaggio le genti incutendo timore.
Tutto il materiale del romanzo profuma di remoto anche se in verità, a parer mio, nulla pare essere cambiato da queste parti. Stessi odori, stesse atmosfere affascinanti e pesanti nel contempo, stessi, a volte, untuosi personaggi caricaturali anche se riverniciati attraverso l’utilizzo di una lingua che ha subito profondi cambiamenti.
Consiglio vivamente.
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