IL GIRO DI VITE Henry  James

IL GIRO DI VITE, di Henry  James (Einaudi)

 

Un libro elusivo, un testo da scavare, in cui giocando con l’ambiguità, il non detto, le allusioni, le contraddizioni, James invita il lettore a giocare con lui.

Cosa stiamo leggendo? Una storia di fantasmi? La storia di una paranoia? Cosa si intende con il “giro di vite” del titolo? E’ l’inasprimento di una situazione già di per sé difficile -un dramma aggiunto al dramma- oppure è il penetrare in profondità di un’idea fissa, psicotica, ossessiva?

Chi è il vero narratore? Possiamo fidarci, di chi? Quanto ci mettiamo di nostro in questa lettura? Quanto spazi vuoti siamo pronti a riempire con nostre deduzioni?

Lettura non fluida -ogni capitolo è stato letto e riletto almeno 3 volte- “Il giro di vite” è l’impareggiabile opera di un genio.

“[] ma intendo dire che l’elemento dell’innominato e dell’intatto divenne, tra di noi, più grande di ogni altro, e che una situazione così elusiva non avrebbe potuto realizzarsi senza una grossa dose di tacito consenso”
E chi apre il libro, il consenso a James lo ha dato.
La trama in poche righe: una istitutrice viene chiamata a prendersi cura di due bambini orfani per conto dello zio. La tenuta in cui i due bimbi vivono è incantevole e loro sono creature angeliche e affascinanti. Ma all’improvviso appaiono un uomo rosso di capelli e una donna in lutto, che sembrano aggirarsi per la tenuta alla ricerca dei bambini…
Recensione di Benedetta Iussig

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

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