IL GRANDE BOH, di Jovanotti (Feltrinelli – giugno 2023)
Quando uscì nel ’98 questo libro mi entusiasmò.
Allora ero giovane e senza pene, per usare una consunta battuta a doppio senso di mio padre.
Oggi si direbbe: giovane e senza Verga.
Per usare una battuta della Tamaro.
Sicuramente contribuirono all’infatuazione il formato inusuale per l’epoca, la copertina morbida, l’immagine rozza e disegnata a mano, lo stile aforistico ed episodico.
Scomodo allora un quarto gigante del pensiero (dopo Jova, Tamaro e il Giovanni nazionale) e cito De Andrè:
Quando ero piccolo, mi innamoravo di tutto – cantava il poeta genovese.
E, non per merito ma per semplice vocazione, devo dire a posteriori che facevo bene.
La vita era più entusiasmante, oltre che più easy.
Una popstar scriveva un libro di pensieri sparsi e io lo andavo a comprare con tripudio, non so voi. Lo suggevo avidamente, come suggevo con la cannuccia le mie coca-cole.
E sognavo di suggere le labbra delle mie coetanee.
Adesso mi esalto soltanto leggendo articoli beffardi e sogno di suggere indennizzi fiscali dalla mammella statale.
Che salto di qualità! Avevo più ragione prima o adesso?
Di certo c’è che con il suo immenso Boh, il Cherubini ha fotografato un’epoca. O meglio una generazione, la mia, che da un altro romanziere finito nel dimenticatoio fu denominata la Generazione X, ossia indefinita e indefinibile.
Invisibile anche.
Priva di punti di riferimento stabili, puntiforme nel pensiero, precaria nel lavoro e negli affetti, instabile emotivamente, insignificante dal punto di vista del peso politico.
Capace soltanto a sfogare la propria rabbia, la propria impotenza, sul social dei più attempati. Dandosi arie da Robespierre.
Quando in realtà sono soltanto pose da Rospo-spierre.
Mi sa che il Jova a modo suo aveva fatto centro.
IL GRANDE BOH ☆ Jovanotti
Recensione di Marcello Ferrara Corbari
IL GRANDE BOH Jovanotti
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