IL GUERRIERO GUARITORE, di Alessandro Lo Presti (Setteponti)
L’isolamento più profondo imposto dalla pandemia di Coronavirus ha spinto Alessandro Lo Presi, ne “Il guerriero guaritore”, a soffermarsi sulla centralità del vivere in relazione con gli altri e, di più, con il Creato intero. Nella cultura africana esiste un concetto, l’Ubuntu, parola intraducibile attraverso un unico termine. L’Ubuntu – scrive Lo Presti – “allude ad un fondamento etico che coglie il valore delle relazioni umane e ne comprende l’interdipendenza, nella consapevolezza che “io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”.
Non è un caso, dunque, che da un tale sostrato culturale sia sorto uno degli esperimenti sociali e politici più straordinari della storia, vale a dire l’unificazione delle fazioni sudafricane bianca e nera, al termine di una guerra civile fratricida, attorno ad un’unica nazione e un unico popolo.
Per raggiungere un tale risultato, è stato necessario intraprendere un processo collettivo di espiazione, di riconciliazione e di perdono, realizzato attraverso il lavoro della Commissione per la Verità e la Riconciliazione, fortemente voluta da Nelson Mandela, che ha avuto il compito di mettere di fronte vittime e carnefici e di concedere a questi ultimi l’amnistia solo se ritenuti realmente pentiti delle barbarie perpetrate.
Attraverso le crude pagine che riproducono i passaggi originali di alcuni dei dialoghi tra aguzzini e parenti stretti delle vittime, il lettore – con Lo Presti – è costretto a porsi la domanda cruciale: sarei anch’io in grado di perdonare atrocità tanto vivide? E riuscirei a farlo in nome della riconciliazione collettiva?
Recensione di Iacopo Arrigoni
IL GUERRIERO GUARITORE Alessandro Lo Presti
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