IL LIBRO DEI BALTIMORE, di Joël Dicker
Leggo troppo in questo periodo, forse come forma di “punizione” per aver letto troppo poco in altri momenti. Ma anche in questo caso ne è valsa la pena. Di questo autore ho letto svariate e lusinghiere recensioni relative ad un romanzo, molto più famoso e precedente. “La verità sul caso Harry Quebert“. Avevo intenzione di leggerlo, giuro, ma poi, da appassionato di saghe familiari sono “scivolato” verso il per me più congeniale “Il libro dei Baltimore”.
C’è questo Marcus Goldman, che ho scoperto essere il protagonista del romanzo più “famoso” che citavo sopra, qui è protagonista e voce narrante “dell’epopea dei Goldman di Baltimore” ramo ricco della famiglia, il nostro invece è un “Goldman di Montclair”, è sempre un Goldman ma…tutt’altro che benestante.
Si narrano le vicende di queste due famiglie, delle alterne fortune dei due fratelli Goldman, dei giovani cugini Goldman meglio conosciuti come la “gang dei Goldman”, dei loro successi, dei loro amori giovanili e tormentati, della scuola, della vita e delle loro cadute fino alla “tragedia”.
C’è pathos, ci sono infiniti flashback lasciati volutamente “aperti”, ci sono personaggi che si fatica a non amare, anche nell’amarezza dell’ “inevitabile tragedia”. C’è Zio Saul, Zia Anita, c’è Marcus e i suoi cugini, Hillel e Woody e c’è Alexandra in un intreccio fantasmagorico.
È un tomo notevole, ma è scorrevole e coinvolgente se vi piace il genere, non ho letto il romanzo più “famoso” e forse non lo leggerò quindi non sono un grado di fare paragoni. Lessi a suo tempo “I Melrose“, altra stupefacente saga familiare e mi affascinò, questo romanzo ha saputo ripetere quella “magia”.
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