IL MANOSCRITTO Franck Thilliez

Il manoscritto

IL MANOSCRITTO, di Franck Thilliez

Recensione 1

Dopo aver letto qualche anno fa C’era due volte, eccomi di nuovo a cimentarmi con un altro giallo di Franck Thilliez, questo talentuoso scrittore francese che scrive noir e thriller molto forti, con venature macabre e pieni di enigmi di non facile risoluzione.

Il manoscritto non si discosta dalla consueta vena del nostro autore, articolandosi in una trama complessa, piena di piccoli misteri, indizi veri e falsi, giocando con le parole e con le frasi presenti nel testo: un romanzo nel romanzo come è scritto nel prologo, in cui ci viene raccontato del ritrovamento di un manoscritto di Calb Traskman, fatto dal figlio alla sua morte avvenuta per suicidio. Al manoscritto manca il finale e presenta diverse parole sottolineate. Il figlio e l’editore decidono, in accordo, di pubblicare il libro, inserendo un prologo in cui si spiega la situazione ed un finale scritto dal figlio.

E qui inizia una trama intricata in cui sostanzialmente si intersecano due storie: la prima è quella di Leane Morgan, famosa scrittrice di gialli, che si è separata dal marito anche a causa del rapimento della figlia avvenuto qualche anno prima, e che forse è stata vittima di un omicida seriale che, dalla prigione in cui è rinchiuso, però non ha mai voluto dire dove ne aveva seppellito il corpo. La seconda storia è quella dell’indagine condotta in prima persona da due investigatori su una macchina rubata, dove è stata rinvenuto il cadavere di una giovane ragazza senza volto. Le due storie poi si intersecano in un intricato percorso, pieno di giochi di incastro e di illusioni. D’altronde cosa non è un romanzo se non “un gioco di illusioni, tutto è vero quanto è falso, e la storia inizia ad esistere solo nel momento in cui voi la leggete”!

Con una scrittura agile e piena di efficacia, lo scrittore ci conduce in una trama intrigante, ma anche agghiacciante e macabra, verso un finale che ci può lasciare sconcertati, se non siamo stati attenti a seguire il suo gioco, con i suoi tranelli, perché questo libro è “una vera misdirection” cioè “una tecnica illusionista che consiste nel focalizzare l’attenzione del pubblico su un punto preciso mentre si svolge un’altra azione”.

Recensione di Ale Fortebraccio

Recensione 2

Quando gli autori ci abituano a certi standard, noi lettori diventiamo esigenti. Se poi questa “abitudine” arriva col botto grazie ad un unico libro precedente, ancora di più.

Inutile ribadire il concetto che con questo autore siamo su livelli molto alti.

Ci ha affascinati con “Il Sogno”, quindi “Il Manoscritto” partiva con una curiosità di base molto intensa.

Il manoscritto

Il primo libro seguiva una scansione temporale irregolare, che costringeva il lettore a concentrarsi più del dovuto. Apparentemente questa stramberia non ha una logica, ma io sospetto che sia stata una mancanza mia: devo essermi persa qualcosa per strada, per questo non ho capito il perché di certe scelte.

Questo nuovo romanzo inizia con una introduzione che contiene un bell’espediente. Si parla, appunto, di un manoscritto incompiuto trovato abbandonato in mezzo ad altri documenti.

Se con Manzoni ha funzionato, era evidente che anche Thilliez sarebbe andato così sul sicuro.

Immaginiamo un fiume: il primo capitolo è la sorgente, in cui viene presentata, nuovamente (come già capitato ne “Il sogno” anche se con modalità diverse) una delle vicende portanti del libro.

Già dal capitolo successivo, però, la storia si sdoppia. Vengono raccontate in maniera parallela due vicende: il lettore capisce immediatamente che ad un certo punto si incontreranno ma quando? E’ questo il motore che spinge alla lettura.

L’autore incuriosisce, perché davvero i collegamenti sono troppo nebulosi per poter capire la vicenda e quindi pagina dopo pagina si cercano gli indizi, nascosti di sicuro tra le righe.

La stramberia, quindi, è di tipo geografico, non temporale.

L’indagine è affascinante, perché è cerebrale, per nulla banale ed è un crescendo di tensione che arriva…

Al momento splatter, che per poco non mi convinceva ad abbandonare il libro con indignazione.

Non c’è bisogno di descrivere certi orrori passo passo. La storia è già cruenta di per sé, perché appesantirla ulteriormente?

Purtroppo credo che questo derivi da una “moda” che si sta sviluppando da diversi anni del voler per forza vedere.

Così come le esecuzioni terroristiche in diretta coinvolgono un numero spropositato di “curiosi”, nei thriller di un certo tipo il momento pesante e crudo ci deve essere altrimenti questo bisogno malato di vedere non è soddisfatto.

Per fortuna dura poco, e il motore del “quando” di cui si parlava poc’anzi è davvero molto forte e ha portato una lettrice come me molto rigida su certi punti, a dare una seconda possibilità al mezzo libro che mancava.

Ne sono stata contenta, perché davvero è un susseguirsi di stimoli mentali molto ben costruiti che arriva fino alle ultime 10 pagine del libro dove, finalmente le due storie si ricongiungono…

Siamo al delta del nostro fiume, l’aspettativa è altissima e arriva pesantissima la delusione.

L’espediente banale davvero non me lo aspettavo. In dieci pagine si butta via il lavoro mirabile delle quattrocento precedenti, perché?

Purtroppo questo è un motore che non può partire perché le pagine sono finite, il fiume si è buttato nel mare e noi poveri lettori siamo rimasti in cima alla falesia senza una sola possibilità di spiegazione.

E quando tutto ciò succede, la mia indignazione arriva alle stelle. Abbiamo dato fiducia alle parole, alla storia, alla dinamica… abbiamo lasciato indietro ore di sonno per che cosa?

Certo, nessuno mi ha obbligata a farlo, però credo che fra autore e lettore ci debba essere un mutuo rapporto di fiducia e rispetto e quando manca, io personalmente ci resto male.

Non mi sento di bocciare completamente questo libro, perché è notevole davvero. Certo, se le ultime dieci pagine dovevano essere così… interrompere prima la storia sarebbe stato meglio!

Buona lettura

Recensione di Rita Annecchino
IL MANOSCRITTO Franck Thilliez

L’isola dei tesori, dove gli animali sono preziosi

Be the first to comment

Commenti

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.