IL MESTIERE DI VIVERE. Diario 1935-1950 con Il taccuino segreto, di Cesare Pavese
Una montagna da scalare a piccoli passi.
Leggere richiede tempo, impegno, attenzione e, soprattutto, predisposizione. Spesso ci spaventa la voluminosità del testo. Così, di fronte ad oltre 500 pagine, potrebbe nascere una sorta di resistenza. “Il mestiere di vivere” di Cesare Pavese, però, ha un grande pregio. È simile a una scala lunghissima, della quale possiamo decidere di salire anche solo un gradino alla volta. Si può saltare da una pagina all’altra e, addirittura, all’interno della stessa, scegliere un pezzo non necessariamente nell’ordine in cui si presenta. Possiamo abbandonare la lettura per mesi e riprenderla in qualsiasi momento, senza necessità di collegare alcunché.
Pagina 53: “E soprattutto ricordarsi che scrivere poesie è come fare l’amore: non si saprà mai se la propria gioia è condivisa”. ……… Pagina 195: “Il sogno è una costruzione dell’intelligenza, cui il costruttore assiste senza sapere come andrà a finire”. ……… E, ancora, pagina 302: “Non ci si libera di una cosa evitandola, ma soltanto attraversandola”.
Poche parole, frasi con un senso compiuto. Ognuna di esse offre “materiale” per riflettere un giorno intero.
Recensione di Alessandro Pratesi
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