IL METODO CATALANOTTI, di Andrea Camilleri (Sellerio)
“ Era…l’ultimo fuoco concessoti dagli dei
Nel tuo più tardo autunno.
Non ce ne saranno altri…”
“Il metodo Catalanotti”, l’ultima avventura di Montalbano nata non dalla penna ma dalla voce di Andrea Camilleri che ormai cieco e non più in grado di scrivere da solo le sue storie deve dettarle alla sua assistente, si sviluppa in un ambiente a lui noto e molto amato: il teatro. Due sono i morti sui quali Salvo Montalbano dovrà indagare: uno, scoperto dal suo vice Mimì Augello durante le sue avventure da “fimminàro”, l’altro ritrovato nel proprio appartamento probabilmente accoltellato al cuore.
Due morti che sembrano due immagini speculari, due casi non facili, enigmatici e strani. Anche perché uno dei due morti scompare. Montalbano, in crisi sempre più profonda con la fidanzata Livia, fa un incontro che gli farà battere il cuore: Antonia, il nuovo Responsabile della Scientifica, una donna autonoma e attraente, una donna libera spesso provocante ma ancora più spesso scostante.
Salvo si ritroverà a fare le pazzie di un ragazzino al primo appuntamento: un guardaroba nuovo e alla moda, profumi costosissimi e scarpe lucide lo aiuteranno a conquistare il cuore della bella collega? Chissà. E se fosse veramente amore? Un nuovo amore travolgente, l’ultima occasione di vivere in pieno emozioni e passioni prima di arrendersi alla monotonia di una vecchiaia incombente?
E Livia cos’è ancora per lui? E’ ancora definibile amore quello che il nostro prova per chi ha trascorso al suo fianco, seppure lontana, tanti anni della sua vita? Lo scopriremo durante le lunghe indagini su un complicato personaggio; Carmelo Catalanotti, un uomo appassionato di drammi teatrali borghesi, regista affermato, usuraio dal cuore d’oro, inventore di un metodo basato non sul verosimile ma sul similvero. Il metodo Catalanotti scavava nel profondo delle coscienze degli aspiranti attori alla ricerca di uomini e donne che avevano “qualcosa da nascondere o grossi problemi personali. E riusciva addirittura a farseli raccontare” grazie al suo sesto senso rabdomantico nello scoprire persone borderline, provocando in loro reazioni non sempre prevedibili. Una specie di psicanalista teatrale che riusciva a legare a sé quasi indissolubilmente attori e attrici spesso affrancandoli dalle loro difficoltà e dalle loro incertezze con trovate da brivido.
Tante storie in un libro solo che, con la solita genialità, si intrecciano toccando molti temi di attualità sociale come la disoccupazione giovanile e la violenza domestica insieme ad alcune aspre note sul pensiero politico dell’autore, gettate con noncuranza tra le righe.
E mentre i componenti del Commissariato vigatese guardano con meraviglia e preoccupazione i nuovi atteggiamenti del loro capo, subodorando “sciàuro” di femmina, per la prima volta nei lettori nasce un moto di simpatia verso l’algida Livia e sulle scelte istintive e immediate che deciderà di mettere in atto.
Recensione di Maristella Copula
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