IL MIELE E L’AMAREZZA, di Tahar Ben Jelloun (La nave di Teseo edizioni 2022 – aprile 2022)
Sistemiamo quando la vita con noi é stata buona, quando abbiamo lo sguardo rivolto al futuro, un avvenire luminoso o per lo meno pieno di promesse e di fiori.
Perché mettere ordine in una piccola vita saccheggiata, spezzata e data in pasto ai cani?
Siamo a Tangeri, in Marocco, in un paese scaldato dalla corruzione e dalla superstizione, un paese difficile in cui vivere non è facile. In questa terra vive una famiglia che fatica, che é imprigionata in dinamiche implosive che ad un certo punto peggiora il suo incedere dopo “la tragedia”. Mourad e Malika sono i genitori e Samia, Moncef e Adam sono i tre figli.
Mourad e Malika vivono forzatamente sotto lo stesso tetto, loro che perseverano a stare insieme perché “l’amore viene dopo mai prima”, loro che hanno smesso di amarsi, supportarsi e credere l’uno nell’altra. Da questa coppia disfunzionale in cui l’uno si consuma per l’odio dell’altra e viceversa nascono tre anime in pena che soffrono e soffriranno il senso di colpa del padre per aver ceduto alla corruzione e la totale staticità critica della madre, lei che li ha messi al mondo sa solo criticare e odiare.
La conosciamo dentro un seminterrato che loro vedono come tomba perché vogliono sparire, dopo “la tragedia” non sanno più vivere.
Meno di quanto già facessero prima.
Seppur negativi questi personaggi in qualche modo si muovono, agiscono, vanno avanti in contrapposizione alla figlia Samia che invece è del tutto ferma.
Samia è la figlia della “tragedia”, un personaggio che soffre dalle sue prime battute, che arranca, che non sente di essersi integrata alla famiglia, che ama e vuole solo la sua solitudine e i suoi libri e la sua amata poesia.
Lei da subito sente che il dolore è la sua condizione naturale e quando questo arriva poesia e libri non basteranno…
Poi arrivano gli altri due fratelli che capiscono subito di far parte di una famiglia malsana e da cui vogliono scappare.
Si consuma nella totale indifferenza de incapacità di capire della famiglia una tragedia nella tragedia e questo colpirà tutti i componenti mettendo in luce tutte le mancanze, tutti i vuoti e le lacune che una famiglia non unita e non “vera” alimenta. Questa è una storia dolorosa, forte, drammatica ma scritta con un tocco poetico che accompagna il lettore e gli regala la piena sensazione del miele e dell’amarezza.
La storia é divisa in capitoli ed ogni capitolo é battezzato con il nome del personaggio che in quel momento racconta la sua versione dei fatti.
Tahar Ben Jelloun è molto abile a scrivere delle brutture della vita in modo maestro senza mai scadere nella enfatizzazione del dolore né senza mai scadere nella caratterizzazione di certi personaggi.
La sua penna, abilissima, conquista.
Consigliato.
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