IL MULINO SULLA FLOSS, di George Eliot
La mia recensione, oggi, prende in esame un classico che è anche uno dei miei romanzi preferiti: una storia tragica e intensa, che prende acutamente in esame la società della campagna inglese del secolo XIX, e ne rivela le chiusure mentali e l’ipocrisia.
Maggie Tulliver vive all’ombra dell’amato fratello Tom, insieme al quale cerca di riscattare il mulino che appartenne alla sua famiglia e che il padre aveva perso a causa di investimenti sbagliati. Pur di rimanere accanto al fratello e esaudire così gli intendimenti paterni, Maggie rinuncia al grande amore per il figlio del “nemico”, che comprò il mulino, condannandosi a una vita di abnegazione con tragico finale.
Maggie è la tipica eroina bella e buona, alla quale va la simpatia dell’autrice, pronta all’obbedienza fino al sacrificio ma raccontando la sua vicenda dolorosa, l’autrice non vuole tanto presentare un modello da ammirare, quanto un’esistenza infelice piuttosto da compatire: descrivendo e analizzando con lucidità la mentalità piccolo borghese dei protagonisti, l’autrice suggerisce che chi non condivide tale mentalità si ritrova poi privato della sua stessa ragione d’essere.
La prosa di George Eliot è chiara, essenziale, severa e controllata: esprime una drammaticità dolente senza scadere mai nel sentimentalismo ma nemmeno nell’eccessiva amarezza e non esita a muovere critiche attraverso i commenti che inserisce nella narrazione, senza moralismi.
Recensione di Valentina Leoni
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