IL NOCCIOLO DELLA QUESTIONE, di Graham Green
Scobie, ufficiale della polizia coloniale durante la Seconda Guerra Mondiale, vive ligio al dovere amando ciecamente un Dio verso il quale, però, non nutre alcuna fiducia. Accanto a lui una moglie disperata per la morte dell’unica figlia e delusa dalla mancanza di ambizione del marito, scivola lentamente verso la depressione.
Deciso a salvarla Scobie, che si considera responsabile della felicità della donna, viene meno ai suoi principi etici e si fa coinvolgere in traffici moralmente discutibili al fine di poterle permettere un’evasione, sempre rimandata però, a causa dell’entrata in scena di due personaggi: il viscido Wilson, agente segreto distaccato e ironico e la giovane Helen, vedova e sola al mondo che, agli occhi di Scobie, assume il ruolo di innocente da salvare.
Non è la trama d essere importante in questo complesso e affascinate romanzo che vede al centro della narrazione la figura del protagonista, drammatico e commovente esempio di peccatore in cerca di una salvezza che sa impossibile: Scobie è un uomo integro, uso a una vita di rigori francescani non per spirito di sacrificio ma per profonda convinzione interiore, abituato a rifiutare il superfluo e a cercare l’essenza delle cose e della vita perché è convinto che solo guardando al cuore delle cose, al “nocciolo della questione”, sia possibile provare autentica pietà, sebbene questa rettitudine morale venga scambiata facilmente per mancanza di amor proprio; eppure, Scobie non è un modello di virtù, al suo essere uomo di buona volontà si contrappone il suo essere un peccatore, corrotto e adultero, incapace di pentimento e quindi indegno di perdono; di questo è consapevole e da questo nasce il suo dramma interiore, che lo rende profondamente umano e credibile agli occhi del lettore che percepirà quanto il suo desiderio di alleviare l’infelicità altrui nasca, prima di tutto, dal suo bisogno di sentirsi sollevato dal peso di una responsabilità che sente nei confronti del mondo intero.
Anche gli atri personaggi del romanzo appaiono fragili e passivi, ma caratterizzati da una vita interiore complessa e altrettanto lacerata: la mediocrità di Louise, la tristezza di Helen sono le molle che spingono alla perdizione Scobie ma sono anche le risposte che le due donne danno ai colpi che la vita ha loro riservato.
L’ambientazione gioca un ruolo fondamentale: l’Africa che fa da sfondo alla trama è un luogo spento, dove tutto sembra infiacchito dal caldo e dalla malaria e anche gli echi del conflitto mondiale arrivano attutiti, a sottolineare quanto i personaggi vivano ai margini, lontano dalla vita reale e attiva trascinino stancamente esistenze il cui scopo sembra inesistente; la scelta dell’ambientazione esotica non ha valenza politica o sociale, serve semplicemente allo scrittore per sottolineare quanto “altrove” vivano i personaggi.
Lettura di notevole complessità, richiede tempo per essere assimilata e necessita di essere meditata a lungo, per penetrare a fondo il suo messaggio; non lo consiglio ai lettori occasionali ma agli esperti, abituati a trovare nei libri, più che risposte, domande.
Recensione di Valentina Leoni
Titolo presente nella Rassegna dei libri più letti e commentati a Aprile 2020
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