IL NOME DELLA MADRE, di Roberto Camurri (NN – maggio 2020)
“Erano rimasti lì aspettando che il sole tramontasse, che nel cielo quasi blu spuntassero le prime stelle, la luna nuova. A lui era piaciuto averla di fianco, non di fronte, come se fosse lì per scrutare con lui un futuro che non si lasciava guardare, la testa appoggiata sulla sua spalla, il silenzio, non sentire il bisogno di parlare. “
Cosa succede quando una donna, moglie e madre, decide di lasciare tutto, di scomparire per non tornare mai più?
La madre di Pietro li ha lasciati quando lui aveva appena dieci mesi, suo padre Ettore da allora è stato la sua unica figura di riferimento, e anche i nonni materni, certo, con il loro affetto un po’ inquinato dal senso di colpa ; ma il vuoto lasciato da quella figura così importante, e il conseguente senso di abbandono, influenzerà la sua vita, mettendolo in conflitto con il padre e rendendogli difficile il rapporto con le donne, spaventato all’idea di essere lasciato, e intimamente convinto di non meritare l’amore.
Avevo letto appena uscito il libro di esordio di Camurri, “A misura d’uomo”, e mi era piaciuto tanto, così ero ben disposta nei confronti di questo suo nuovo romanzo. Però.
Lo stile è molto diverso. Questo è un romanzo intimista, i dialoghi sono pochi, è molto lento, e soprattutto a me è sembrato come sospeso, come se l’autore non fosse andato fino in fondo; molto, troppo pudico, troppi non detti, insomma, mi aspettavo qualcosa di diverso.
Recensione di Azzurra Carletti
IL NOME DELLA MADRE Roberto Camurri
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