IL NOME DELLA ROSA, di Umberto Eco
La visione del film mi ha spinta a rileggere il libro, letto tanti anni fa, quando la mia giovane età non mi fece molto apprezzare tutto lo spessore storico, politico, religioso e altro che c’è in esso.
Si parla del medioevo, l’epoca per me più brutta della storia, nella forma più buia e oppressiva, dove era peccato anche ” ridere”. Ė un libro complesso dove i vari generi letterari, compreso il giallo, si adoperano per raccontare il mistero che ruota intorno a un labirinto impenetrabile costruito nel centro di un’imponente abbazia , ricca di ogni bene “materiale” eretta nel mezzo di un “deserto” di povertà e fame..
Il labirinto non è solo materiale, più tortuosi sono i labirinti mentali che ne vengono fuori, una babilonia di lingue, di inquisizioni, di roghi , di eretici , di caccia alle streghe, di ordini clericali , gli uni contro gli altri per accaparrarsi potere; si, c’è poco di cristiano, come parola di Cristo, ma proprio per questo ci fa apprezzare la vera cristianità che nel corso di quel tempo è stata deformata per uso e consumo individuale e di gruppo.
Belle le figure dell’abate Guglielmo e del suo discepolo Adso, gli unici che cercano la verità usando l’intelligenza, l’intuito , ma soprattutto il cuore.
Recensione di Ely Grassi
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IL NOME DELLA ROSA – Umberto eco
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Per come parla del medioevo si evince che lei non ne sa nulla dell’argomento