IL PASSAGGIO, di Leonardo Gori (TEA)
Il passaggio che dà il titolo a questo romanzo -che ancora una volta vede come protagonista Bruno Arcieri, dapprima capitano dei Carabinieri nell’Italia degli anni Trenta, poi ufficiale dei Servizi segreti nella seconda guerra mondiale e infine inquieto e maturo signore negli anni Sessanta del Novecento-è il Corridoio Vasariano, che su progetto di Giorgio Vasari fu voluto da Cosimo I per collegare Palazzo Vecchio alla sua nuova reggia e che, lungo oltre 760 metri, costituisce un passaggio sopraelevato che corre lungo la Galleria degli Uffizi ed attraversa l’Arno passando nella parte alta del Ponte Vecchio, per poi percorrere l’attuale Via Romana sino ad arrivare a Palazzo Pitti.
Questo passaggio costituì alla fine della seconda guerra mondiale l’unico collegamento abbastanza sicuro tra le due rive dell’Arno: è attraverso di esso che nel 1944, durante la battaglia per la liberazione di Firenze, il nostro Arcieri si muove da una parte all’altra di Firenze, dalla riva dove già si erano insediati gli alleati a quella dove ancora erano presenti alcuni reparti tedeschi che si preparavano alla fuga verso nord e dove sui tetti imperversavano i cecchini fascisti che sparavano sui passanti, sui partigiani che combattevano per le strade, sulle donne che facevano la fila per un po’ d’acqua.
E quello che ci viene raccontato in questo libro, che idealmente si colloca dopo Nero di Maggio ma che ho letto dopo altri romanzi della serie, ambientati in momenti storici successivi, è il racconto della ricerca di un autentico tesoro- il dipinto della battaglia di Anghiari di Leonardo, perso irrimediabilmente per la fretta di asciugare i colori- per scongiurare il rischio che cada nelle mani dei tedeschi o di qualche personaggio equivoco, ma anche per sapere cosa ne è della fidanzata di Arcieri, Elena Contini, giovane ebrea che si era nascosta per sfuggire alle deportazioni. A questa narrazione si intercalano i pensieri e le riflessioni di un giovane cecchino che ci consentiranno di entrare a fondo in tutte le aberrazioni di un regime retorico e delirante come quello fascista. La trama si dipana tra colpi di scena e diversi morti ammazzati in un crescendo di tensione che ci accompagna per tutto il libro facendoci rivivere le vicende fiorentine di quei giorni di guerra in un’alternanza di speranze e paura.
Insomma una conferma della bravura di questo scrittore che ci parla di una parte della storia italiana ma anche delle emozioni, pensieri e contraddizioni dell’animo umano descrivendoci a tutto tondo un personaggio di grande rigore morale e che sa commuoverci e coinvolgerci profondamente.
Recensione di Ale Fortebraccio
La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga – il Capitano Bruno Arcieri (Leonardo Gori)
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