IL PASSAGGIO, di Michael Connelly
Harry Bosch non delude
Passano gli anni, questo libro segna la ventesima avventura di Harry Bosch, ma il detective di Los Angeles non demorde ed è sempre in gran forma. Pur messo in pensione, non si rassegna e accetta un caso dal fratellastro avvocato.
Nonostante sia una grave offesa per un ex poliziotto lavorare per la difesa di un presunto colpevole Bosch capisce che c’è qualcosa che non quadra e dimostra di essere ancora il più lucido e caparbio investigatore.
Stavolta il duo Bosch-Haller funziona anche narrativamente, diversamente dal precedente “La svolta” in cui i due ruoli non erano ben equilibrati e si notava una certa ostilità tra i due.
Michael Connelly si conferma un grande giallista e mette a frutto in modo perfetto la sua esperienza di giornalista di nera, che del resto, aveva intrapreso proprio per conoscere a fondo l’ambiente che fa da sfondo alle sue storie.
Come dichiarò in un’intervista: “Ho sempre sognato di diventare uno scrittore di genere e pensai che che uno dei modi per riuscirci sarebbe stato fare il giornalista di cronaca nera e occuparmi di poliziotti. E così feci.
Facevo il giornalista, dunque ma l’idea di poter un giorno sfruttare ciò che stavo osservando per scrivere dei romanzi era sempre dentro di me.”
Il risultato di questa lunga preparazione è stato ottimo visto che nonostante siano passati venticinque dal primo romanzo con Harry Bosch “La memoria del topo”, ogni suo giallo è un piccolo capolavoro e anche quest’ultimo non delude il lettore.
Stavolta la trama è di quelle che piacerebbero a James Ellroy e malgrado il nostro eroe non faccia più parte della polizia, con tutti i vantaggi che ciò comporta, alla fine riesce a fare chiarezza su un caso molto complesso e oscuro.
Per me è il miglior giallo letto quest’anno.
Recensione di Salvatore Argiolas
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