IL PASSATO DIETRO L’ANGOLO, di Michela Bellini
Ha un incipit duro, incalzante, un po’ la cifra di tutto questo ottimo romanzo noir.
La protagonista è una donna realizzata, decisa e sicura di sé, una figura molto riconoscibile, in cui ci si può facilmente immedesimare (o che si può invidiare). Nella sua vita frenetica, molto glam-metropolitana appare però una crepa che ben presto porta a sgretolarne la quotidianità scintillante e le sicurezze, facendo franare una esistenza che appariva inossidabile. Di un giallo non bisogna anticipare molto ovviamente, ma due parole sulle (riuscite) scelte stilistiche sono necessarie.
La storia si sviluppa su due registri, la narrazione della protagonista in prima persona, con un linguaggio “parlato”, vero, asciutto. Su questo si innesta una vicenda parallela, in terza persona, quasi un controcanto doloroso che ne costituisce la seconda anima.
Sviluppo e conclusione sono agli antipodi dei meccanismi ad orologeria del giallo classico, alla Agatha Christie per intenderci, giocano piuttosto sullo straniamento dovuto alle bizzarrie del destino, dove l’imponderabile, la casualità rivestono un ruolo fondamentale nel decidere la sorte degli uomini. Senza rimandare ai classici greci e ai tragici scherzi del fato, questa storia riporta alla mente certamente Durrenmatt e “un requiem per il romanzo giallo”. Al di là di queste considerazioni, comunque, rimane una storia avvincente e credibile, ben giocata sulla psicologia dei personaggi, con tutte le crudezze della realtà che viviamo e che a volte non vorremmo vivere.
Recensione di Viola Roech
IL PASSATO DIETRO L’ANGOLO Michela Bellini
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