IL PASSATO È UN MORTO SENZA CADAVERE Antonio Manzini

IL PASSATO È UN MORTO SENZA CADAVERE, di Antonio Manzini (Sellerio – ottobre 2024)

Recensione 1

Ed anche Rocco è diventato grande.

Chi conosce i romanzi di Manzini, con protagonista Rocco Schiavone prenderà la mia boutade per quel che è,una mezza fesseria, in fondo il vicequestore è già un uomo adulto. Dopo la morte di sua moglie Marina, morte di cui i lettori appassionati sanno già tutto, ha però smesso di vivere. Il suo dialogo ininterrotto con lei ci regala delle pagine di poesia vera, e i migliori momenti di introspezione di Rocco. In questo caso si intrecciano due vicende, seppur non collegate tra loro. La prima vede l’omicidio di un ciclista, tale Paolo Sanna, investito sulle strade di montagna.

Fin da subito i rilevamenti di Michela Gambino, della scientifica, dimostreranno che l’investimento era voluto, e questa storia porterà il vicequestore e i suoi uomini in giro per lo stivale, e spingerà Schiavone a coinvolgere anche i suoi amici di sempre, Furio e Brizio, perché, come sempre, mantenere un’indagine dentro i binari della legalità è una fatica inutile,per lui. Dall’altro lato, invece, sarà la scomparsa di una persona cara a Rocco ad obbligarlo a guardarsi dentro, e a scoprire che il suo cuore batte ancora. Oltre a renderlo determinatissimo ad affrontare i colpevoli e magari somministrare loro un po’ di giustizia fai da te.

Volevo fare un quadretto dei personaggi secondari, cui ormai siamo affezionati, e che a volte appaiono delle macchiette, come Catarella per Montalbano, infilando in una storia che di divertente non ha nulla aspetti comici o tragicomici. In questo caso particolare, però, trovo che l’accusa di volere introdurre la comicità nel giallo non è valida, perché per quanto a volte scombinati e strampalati tutti i comprimari hanno una profonda dignità, dal medico legale che si sforza di pungere Schiavone per spingerlo a riconoscere il proprio bisogno a vivere, a

D’Intino, il poliziotto più sgangherato e ridicolo della squadra. Pur avendo delle caratteristiche comiche, è simile a tante persone inadatte al vivere che tutti abbiamo incontrato almeno una volta nella vita, su cui ci scappa anche una risata, ma dei quali riconosciamo nel profondo la dignità e la tragicità. È, quindi, a mio avviso, forse uno dei romanzi più belli e più profondi della saga dedicata a Rocco Schiavone.

Recensione di Chiara Pellizzari

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Recensione  2

Dopo la delusione del romanzo precedente , Rocco Schiavone e Antonio Manzini ritornano alla grande!

Il vicequestore Schiavone è alle prese con la morte apparentemente accidentale di un ciclista , la cui vita , però, è offuscata da strane ombre. Indagando insieme alla sua squadra, Rocco finirà per portare alla luce un antico e cupo segreto che per anni era rimasto nascosto.

Oltre al lato thriller, in questo romanzo c’è una forte componente psicologica: Schiavone, da sempre uomo tormentato e ancorato al suo passato, deve compiere un viaggio dentro se stesso e dentro ciò che è stato e non potrà più essere. Come terminerà questo percorso non è dato sapere; non ancora, almeno. Il libro si conclude senza che tutti i nodi siano stati sciolti, facendo quindi sperare in un seguito.

La trama è ben congegnata e ricca di colpi di scena, la scrittura scorrevole e vivace, i personaggi così credibili che si sentono come conoscenti reali.

Un ottimo romanzo davvero. Da leggere!

Bravissimo Antonio Manzini!

Di Mirna Juras

La letteratura gialla vista dalla parte di chi indaga​ – il vicequestore Rocco Schiavone

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