IL PASSEGGERO – STELLA MARIS – Cormac McCarthy
IL PASSEGGERO, di Cormac McCarthy (Einaudi)
“La sofferenza fa parte della condizione umana e bisogna sopportarla. Ma l’infelicità è una scelta”
Non si può spiegare la trama de Il Passeggero, semplicemente non c’è una trama, Mc Carthy non è uno scrittore di trame.
Il romanzo si apre con una sorta di giallo, che poi sembra diventare una spy story, che poi sembra sfociare in una love story, quindi inevitabilmente io lettrice mi sono trovata davanti a più di una strada, che poi Cormac mi ha sbarrato.
Mi ha tolto piano piano tutti i riferimenti anche spazio-temporali, ha demolito le poche certezze che avevo costruito leggendo le prime pagine.
Poi mi sono resa conto che non dovevo cercare di risolvere il giallo del passeggero scomparso sul velivolo affondato, che non dovevo districare le fitte trame di una spy story accennata e soprattutto non dovevo capire la love story, perché Cormac non me lo avrebbe permesso, non era quello che voleva dirmi.
Ha letteralmente destrutturato tutto; ogni capitolo, ogni mini-trama, ogni personaggio meteora che appare e scompare nel testo, altro non sono che delle finestre dentro l’animo umano.
A Mc Carthy non interessa quella che c’è fuori di noi, ma quello che è dentro di noi.
E allora fa inabissare il suo protagonista, Bobby Western sommozzatore di professione, nelle profondità dei suoi ricordi e del suo inconscio.
Bobby Western e la sorella Alicia, sono persone di numeri, estremamente razionali, fisico lui e genio matematico lei, non può esserci per loro qualcosa di non “risolvibile” e come è possibile risolvere un mondo che è totalmente sottosopra? Soccombono, ognuno a suo modo, perché non potendo ridurre tutto a numero, si scontrano inevitabilmente con quella dimensione di mistero, di enigma che non può, e forse non deve, essere svelato.
Ecco che gioco forza i due fratelli vivono una profonda e cupa solitudine, abitata da rimorsi, da allucinazioni e istinti suicidi.
Ci sono spiragli di luce? Non li ho trovati, ahimè ma è anche vero che al momento ho solo sentito una versione della storia, quella di Bobby Western.
Ora devo conoscere personalmente Alicia, rinchiusa a Stella Maris, ma so già che non troverò la quadra della storia…e poi a mio sfavore gioca il fatto che io sono donna di lettere e non di numeri…
“E cosa siamo noi? Dieci per cento biologia e novanta per cento mormorio notturno.”
Buona lettura!
STELLA MARIS, di Cormac McCarthy (Einaudi)
“E cosa siamo noi? Dieci per cento biologia e novanta per cento mormorio notturno.”
Ultima opera di Mc Carthy, Stella Maris insieme a Il Passeggero da cui è inscindibile, è considerato il testamento spirituale di questo monumentale scrittore americano.
Circa duecento pagine di dialogo, botta e risposta tra Alicia Western e il Dottor Cohen a Stella Maris, casa di cura per pazienti psichiatrici medicalizzati.
Praticamente assente la forma narrativa, Mc Carthy l’ha abbandonata completamente, è ormai alla fine, non ha tempo, nessuno spreco nello scrivere due punti e virgolette o descrizioni.
In un dialogo serrato affronta argomenti profondi, complessi, scandagliando l’animo umano, analizzando temi filosofici e matematici, affrontando problemi sostanziali dell’essere umano, ha messo nero su bianco tutto il suo arrovellarsi, il suo cercare di capire qualcosa di questa cavolo di vita, non gli interessava più raccontare storie, lui era alla ricerca di risposte e alla fine ci ha lasciato con mille domande.
Mc Carthy in Stella Maris è il Dottor Cohen ed è Alicia, medico e paziente, intervistato e intervistatore.
E’ curioso che Cormac abbia lasciato che le sue ultime parole siano pronunciate da una donna, lui il cui universo narrativo è fondato su cowboy maledetti, raminghi, violenti, assetati di sangue, i cui unici valori si basano su guerra e violenza. Scelta forse dettata dal bisogno di tenerezza, donna vuol dire accudimento, accoglienza, grembo, primo universo, microcosmo e macrocosmo.
In Stella Maris, ormai vicino al momento ultimo, quello che forse più spaventa l’essere umano, perché quello più ignoto e misterioso, Mc Carthy ha chiesto a qualcuno di tenergli la mano prima di morire, e questo qualcuno è Alicia Western, unica protagonista femminile nella sua opera letteraria.
E allora chi è Alicia Western?
E’ una ragazza forte, decisa, determinata, lucida. Ma è anche affetta da schizofrenia, è sociopatica, autistica, con tendenze suicide e soffre di allucinazioni.
E’ una mente matematica, anzi è un vero e proprio prodigio (che equivale ad essere un mostro), è tra i dieci matematici migliori al mondo, è geniale. Ma è anche estremamente passionale, ama così potentemente da andare oltre ai condizionamenti sociali, etici e morali.
Alicia ha ricercato nella matematica le chiavi per decifrare il reale, reale che per lei non è solo ciò che tocchiamo con mano ma anche quello che abbiamo nella nostra testa.
Nella matematica vede l’unica possibilità per poter capire il perché, il come e il quando dell’esistenza umana. Solo dopo aver trovato le risposte potrà lasciare questa terra.
Il suo mondo è la matematica e Bobby Western, suo fratello. Al di là di loro c’è il nulla.
E Alicia purtroppo trova il nulla, perché i suoi mondi la deludono, uno non le fornisce le risposte che cerca e l’altro non è in grado di amarla come vorrebbe.
Bobby e Alicia accomunati da un dolore sordo e profondo, inguaribile, inconsolabile, che fa di lui una pallina impazzita che gira per il mondo senza trovare pace e fa di lei una suicida.
E poi c’è il senso di colpa per l’opera del padre, geniale fisico inventore con altri della bomba atomica.
Ed il fungo atomico diventa il simbolo, immagine emblematica della nostra epoca.
Non ci sono parole… “solo i morti vedono la fine della guerra”.
Alicia alla fine forse ha trovato un suo senso donandosi al creato, diventando “eucarestia” in un gesto estremo che per lei è l’unica possibilità di salvezza.
Chi invece in queste due opere monumentali un senso non ce l’ha trovato è perché non ce l’ha voluto trovare!!!!
Grazie Cormac!
Spero di essere riuscita anche io a tenerti la mano con la mia lettura!
Credo che il nostro tempo sia scaduto.
Lo so. Mi tenga la mano.
Tenerle la mano?
Sì. Voglio che lo faccia.
D’accordo. Perché?
Perché è quello che fanno le persone quando aspettano la fine di qualcosa.
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