IL PATTO DELL’ACQUA, di Abraham Verghese (Neri Pozza – giugno 2023)
Avevo una certa resistenza nel prendere questo libro dalla biblioteca che frequento, sia per le dimensioni (più di 800 pagine) sia per l’ambientazione nell’India ed anche perché l’autore è un medico americano seppure nato in Etiopia da una famiglia cristiana ortodossa, originaria proprio da quello stato indiano. Le dimensioni e l’ambientazione mi ricordavano troppo un libro da molti apprezzato ma che io non ho trovato particolarmente interessante: sì, sto parlando di Shantaram, dello scrittore australiano Gregory David Roberts, che avevo trovato decisamente troppo voluminoso e scomodo da leggere, troppo cruento, con troppi personaggi, troppe storie e troppe sventure.
Questa caratteristica del troppo un po’ si ritrova anche in questo libro, che però tutto sommato mi è piaciuto molto di più: sarà perché ci trasporta in un’India antica, anzi proprio nell’estremità meridionale del paese, nel Kerala dove la terra si mischia in maniera inscindibile all’acqua:“ In questa terra palme e borassi sono così abbondanti che, di notte, le loro sagome increspate ondeggiano e luccicano all’interno delle palpebre chiuse. Sogni beneauguranti devono contenere fronde verdi e acqua; la loro assenza determina un incubo. Quando i malayali dicono «terra» includono l’acqua, perché non ha senso separarle, come non ha senso separare il naso dalla bocca. Su barche a remi, piroghe, chiatte e traghetti, i malayali e i loro beni navigano per tutto il Travancore, il Cochin e il Malabar con una agilità che chi non vive sull’acqua fatica”.
Sarà perche ci narra la storia di una bambina di dodici anni, senza dote, orfana di padre e proveniente da una famiglia povera, che viene data in sposa ad un uomo di trenta anni più vecchio di lei, trasportandola a Parambil dove, nonostante le premesse di un triste destino come sposa bambina, troverà invece l’amore e diventerà la matriarca della famiglia per circa settanta anni e tre generazioni, ricoprendo come “Grande Ammachi” il punto di riferimento non solo in ambito familiare ma per tutta la piccola comunità locale. Ma in questo libro c’è anche la storia di un’India travolta dalla speranza di un cambiamento politico e culturale collegato alla indipendenza dalla Gran Bretagna, avendo sullo sfondo problematiche importanti come il colonialismo, la lotta di caste e di classe, lo scontro tra tradizione e modernità.
La storia della famiglia di Parambil si incrocia più volte con quella di altri personaggi come il dottore scozzese Digby Kilgour un medico che sceglierà di svolgere il suo lavoro di chirurgo in India e di Rune Orquist, un altro medico che si dedicherà alla cura dei lebbrosi; per poi chiudere il cerchio con la nipote della ex sposa bambina, che porta il suo stesso nome, Mariamma, che riesce a laurearsi in medicina e ad occuparsi di un ospedale ubicato proprio a Parambil, dove si occuperà della salute di tutta la popolazione del luogo, soprattutto di quella delle donne, riuscendo anche a scoprire cosa si nascondeva dietro quello che sembrava un infame destino della sua famiglia in cui molti componenti morivano annegati. Insomma una specie di epopea, in cui si manifestano intrinsecamente collegati, come la terra e l’acqua, la speranza e la resilienza di una comunità
Recensione di Ale Fortebraccio
SHANTARAM Gregory David Roberts
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