IL PAZZO DELLO ZAR Jaan Kross

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IL PAZZO DELLO ZAR, di Jaan Kross (Iperborea)

Il romanzo, scritto in prima persona, ha la forma del diario che il narratore redige per tentare di venire a capo del mistero che circonda la vita del cognato Timo von Bock, appartenente a un nobile ma decaduto casato estone, un tempo brillante ufficiale dell’esercito e amico intimo dello zar; dopo essere caduto in disgrazia a causa di idee eccessivamente progressiste e liberali, che ha l’ardire di esplicare sotto forma di un memoriale nel quale si appella al sovrano chiedendogli di impegnarsi per garantire maggior giustizia sociale, Timo trascorre 10 anni in prigione prima di essere rilasciato in seguito a una diagnosi di follia.

IL PAZZO DELLO ZAR, di Jaan Kross Recensione UnLibro

Raggiunto dalla famiglia, Timo viene confinato in una tenuta di campagna non lontano da Riga, dove è costantemente sorvegliato dalle spie del nuovozar, intenzionato a scoprire se la sua follia sia simulata o meno: attraverso il diario, il lettore scopre gli antefatti del romanzo, la mentalità aperta e sinceramente progressista di Timo e il reale affetto che lega il protagonista allo zar Alessandro, che pure non ha il coraggio ne’ di salvarlo dalla prigione ne’ di mettere in atto le riforme richieste e delle quali è intimamente convinto.

 

Il libro, costruito come un romanzo storico nel quale si percepisce un’eco della grande narrativa ottocentesca, lascia volutamente il lettore nel dubbio di quanta parte di verità o di finzione sia in esso contenuta ma permette comunque di farsi un quadro preciso e potente di quella Russia arretrata, chiusa e soverchiante contro la quale solo la voce di un folle osa levarsi: la follia di Timo, vera o presunta che sia, è costituita dalla sua sfida in solitario a un potere che appare invincibile, facendo appello non tanto sentimenti di rivolta, ma all’amicizia che ha legato il protagonista allo zar e in nome della quale egli si sente autorizzato a impetrare pietà per l’intero paese.

 

Il romanzo offre, inoltre, una straordinaria carrellata di personaggi ben costruiti e credibili, che danno spessore ulteriore alla narrazione, dalla combattiva Eeva, la giovane contadina che Timo ha sposato e che ne condivide battaglie e destino, il fratello di lei, Jakob, io narrante e alter ego dell’autore, alle cui perplessità lo scrittore affida numerose riflessioni di ordine sociale e filosofico, che acquistano maggior interesse se si considera che il libro fu scritto negli anni 70 del XX secolo, quando l’Estonia era ancora parte dell’URSS e già era pervasa da fremiti indipendentisti, a causa dei quali era attentamente sorvegliata da Mosca; lo stesso Kross trascorse diversi anni in un gulag e il suo libro venne censurato.

Lettura insolita, forse, ma di spessore e avvincente: lo consiglio.

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