IL PIANISTA DI HITLER, di Thomas Snégaroff (Feltrinelli – aprile 2022)
Scopo di questo scritto storico è ricostruire la vita e il ruolo che Ernst Hanftaengl, figlio di una ricca famiglia di mercanti d’arte, ha avuto nel nazionalsocialismo e il ruolo svolto in quanto amico e confidente di Hitler.
Il giovane rampollo di padre tedesco e madre americana ha studiato ed è cresciuto negli Stati Uniti, ne ha assimilato la cultura e gli stili di vita ma, dopo la fine della prima guerra mondiale, ha sentito il bisogno di tornare nella sua Patria e riscoprire le proprie origini. Ernst è un uomo che per tradizione e cultura non dovrebbe avere nulla in comune con le idee del nazionalsocialismo se non la diffidenza nei confronti degli ebrei considerati con sospetto da molti anche negli USA; il 21 novembre 1922, all’età si 35 anni, finisce nella famosa birreria in cui il delirante Hitler arringa la folla parlando di onore della Patria sconfitta nella guerra, delle sanzioni capestro imposte dai vincitori e di un nuovo modello sociale basato sulla forza e sostenuto dai valori della razza ariana.
Ernst, ossia, Putzi, un gigante di due metri, colto e raffinato rimane affascinato da quel discorso e folgorato dalla personalità magnetica di Hitler, grazie alle sue conoscenze, riesce ad entrare nelle grazie di futuro dittatore. Finisce per condividere tutti i principi primo fra tutti quello del primato della razza poiché rafforza il suo senso di identità e appartenenza al popolo tedesco. Putzi si lega così, mani e piedi a Hitler, ne diventa il confidente, l’amico della prima ora, il sostenitore che non si pone domande perché crede ciecamente in lui, ma finisce per attirare su di sé la rivalità e la gelosia di molti. L’autore, per delineare la figura di Putzi e definire i suoi reali legami con Hitler conduce un’ importante ricerca negli archivi storici, dalla quale Putzi viene descritto come un personaggio grottesco, megalomane, forse anche ingenuo e pateticamente desideroso di compiacere l’amico per poi finire emarginato e deriso da uomini del calibro di Goring e Goebbels ed essere costretto a lasciare precipitosamente la Germania.
Non tutto però è chiaro sul suo ruolo all’interno del cerchio magico e rimane un personaggio controverso, infatti molti lo considerano un sostenitore accanito del nazionalsocialismo per altri è un traditore a causa della sua amicizia con Roosvelt di cui era stato compagno di scuola e, quindi vedono in lui un possibile delatore. La scrittura è scorrevole, con un’ andatura veloce di stampo giornalistico; ciò che rimane e che lascia il dubbio è come sia stato possibile che una ideologia pazzesca e assurda come quella della purezza della razza ariana e della sua supremazia, sia potuta attecchire tra il popolo tedesco grazie ad una propaganda martellante e continua tanto da trasformare i folli deliri di supremazia nella tragedia dei campi di sterminio
Commenta per primo