
IL PICCOLO BURATTINAIO DI VARSAVIA, di Eva Weaver (Mondadori)

È un libro delicato, sulla memoria, sulla storia, su ciò che è stato, sul coraggio, sulla viltà, sui rimorsi, sulla negazione, sulla pagina più buia della storia europea.
Varsavia, nel ghetto un ragazzo avvolto in un cappotto da mille tasconi segreti, appartenuto al nonno, intrattiene piccoli spettacoli con dei burattini regalando qualche ora libera agli altri reclusi, fino al giorno in cui incontra Max, un soldato tedesco che gli ordina di fare uno spettacolo per i soldati. E così Mika ogni sera può uscire dal ghetto per intrattenere i soldati, con un patto terrificante: avrà salva la vita solo se piacerà lo spettacolo. Ma quel cappotto può nascondere altro oltre che i burattini? Per esempio può nascondere bambini da portare in salvo?
E cosa si prova ad essere un soldato tedesco? Ad aver distrutto vite? Qual è stato il contrappasso da pagare?
E a distanza di decenni che peso ha la memoria?
Quale eredità si portano sulle spalle i posteri?
Recensione di Alessandra Minops
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