IL PICCOLO CAMPO, di Erskine Caldwell
Ty Ty Walden è un contadino degli anni Trenta ossessionato dal sogno di fare fortuna trovando l’oro, riunendo così la sua famiglia che l’ha lasciato solo: per questo scava senza sosta nei suoi terreni, ormai aridi e polverosi, obbligando i suoi inservienti a condividere il suo folle miraggio, mentre dichiara che una parte del terreno sarà per sempre consacrata a Dio e alla Chiesa sarà devoluto quello che ivi crescerà o verrà trovato.
Durante un’estate particolarmente torrida Ty Ty decide di ricorrere a una stregoneria, seppellendo un uomo albino nel lembo di terra nel quale è convinto si nasconda l’agognato filone e per questo richiama presso di se anche le figlie coi rispettivi mariti e i figli compresa la giovane nuora Griselda, tutte persone che ormai abitano in città e non si frequentano più: la ricerca di questo fantomatico albino metterà in moto una spirale di avvenimenti inaspettati e di tragedie, mentre i dissidi a lungo sopiti riemergono violentemente dai rinnovati rapporti familiari.
Una storia di passioni distruttive, narrata col tono epico delle più feroci pagine della Bibbia: questo è il cuore di questo romanzo crudo, spietato come il sole sotto il quale si affaticano i personaggi, spinti da un totalizzante desiderio di possesso che riguarda ora la terra, ora l’oro, ora una donna, che appare minacciosa tanto più è bella.
Le pagine scorrono raccontando di istinti da soddisfare e di un erotismo che si trasforma in tormento, ma anche di lotta per il lavoro, di ingiustizia sociale e del degrado che, fatalmente, a essa si accompagna.
Un libro poco conosciuto ma senza dubbio di grande impatto, che all’epoca della sua pubblicazione scandalizzò a tal punto l’opinione puritana degli americani da provocare l’incarcerazione del suo autore. Se avete letto e amato Faulkner, vi consiglio di leggere anche questo.
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