IL PICCOLO DI PAPÀ. Storia di un’infanzia nell’Irlanda del Bloody Sunday Tony Doherty

IL PICCOLO DI PAPÀ. Storia di un’infanzia nell’Irlanda del Bloody Sunday, di Tony Doherty (Nutrimenti – gennaio 2022)

 

 

“No, quello dev’essere un taglio di quando è caduto. Gli hanno sparato alle spalle… Alle
spalle gli hanno sparato.”

In questo genere di libri sono dentro la mia zona di comfort, quelli che raccontano i conflitti
recenti dell’Europa, causa di vite cancellate e società lacerate. Se poi sono storie raccontate
da chi le ha vissute sulla propria pelle e ne porta ancora i segni, allora sono proprio mie.
(Devo ringraziare Ele Rossi per la segnalazione, mi era sfuggito)
Sicuramente su questo memoir, sulla vita di Tony, sull’atrocità dei fatti del Bloody Sunday di
quel 30 gennaio 1972, nel quartiere di Bogside a Derry – non riesco a chiamarla
Londonderry, è più forte di me – ci sarà tantissimo da dire. Per dare voce a quella parte di
storia che è stata stravolta dalla propaganda britannica, dalla prima inchiesta-farsa (sfociata
nel raccapricciante Rapporto Widgery), perché quella voce straziata ha dovuto aspettare gli
accordi del Venerdì Santo del ‘98, Belfast Agreement, per essere ascoltata e perché le
vittime innocenti di quella maledetta domenica di sangue avessero giustizia. Perché i
genitori, i figli, le mogli, i fratelli di quelle persone trovassero pace, se pace si può trovare in
questi casi.

 

 

 

Per capire cosa significava vivere schiacciati e ghettizzati in una zona di guerra civile, in
condizioni inimmaginabili, ai tempi, in qualsiasi altra parte d’Europa.
30 gennaio 1972 – le vittime
I paracadutisti inglesi colpirono complessivamente ventisette persone. Tredici morirono
subito, uno qualche mese dopo a causa delle gravi lesioni riportate.
In ordine furono uccisi:
– John “Jackie” Duddy, 17 anni.
– Michael Kelly, 17 anni.
– William Nash, 19 anni. Il padre Alexander, freddato mentre tentava di prestargli
soccorso.

 

 

 

– John Young, 17 anni.
– Michael McDaid, 20 anni.
– Kevin McElhinney, 17 anni. Colpito alle spalle
– James “Jim” Wray, 22 anni. Colpito alle spalle
– William McKinney, 26 anni. Colpito alle spalle
– Gerard “Gerry” McKinney, 35 anni.
– Gerard “Gerry” Donaghy, 17 anni.
– Patrick Doherty, 31 anni. Colpito alle spalle mentre strisciava tentando di mettersi in
salvo nel parcheggio dei Rossville Flats.
– Bernard “Barney” McGuigan, 41 anni. Colpito dietro la nuca
– John Johnston, 59 anni. Non era un partecipante della marcia, ma stava solamente
andando a trovare un amico a Glenfada Park. Morì il 16 giugno 1972.

 

 

 

Tony ci racconta suo padre, Patrick “Paddy” Doherty, attraverso i ricordi della sua infanzia, in
un quartiere operaio di Derry, Brandywell. Lo fa ritornando all’innocenza dei suoi sei/sette
anni, con quegli occhi innamorati con cui un bambino guarda il padre, con la semplicità è la
tenerezza del tempo. Partendo dalla fine degli anni ‘60, durante i quali le condizioni dei
cattolici nell’Ulster non era tra le migliori.

Ma ancora Derry non era presidiata dall’esercito.
Un esercito che, inizialmente, nel 1970, venne visto come una protezione dalla polizia
britannica. Questo aspetto mi ha molto colpito, è un passaggio che raramente è raccontato
nei libri che affrontano i Troubles degli anni ‘70. Quel residuo di fiducia che gli unionisti
irlandesi riponevano nelle forze dell’ordine centrali. Molti, ma non Paddy Doherty, che degli
inglesi non si fidava.

 

 

 

Ci arriva l’immagine di un padre severo ma amorevole, coraggioso e deciso, che ha dato la
vita per i diritti dei suoi concittadini e per cercare di dare un futuro migliore ai suoi sei figli.
Tony è alla sua prima prova letteraria (sembra voglia dedicare una trilogia al padre
scomparso), ma direi che è riuscito a conquistarmi con la sua prosa asciutta e diretta.
Ha una grande dote: è riuscito a farmi ridere e piangere in una sola pagina, passando da
uno scambio divertente tra bambini al dramma della scoperta della morte del padre.

 

 

Il Bloody Sunday e l’esempio di suo padre l’hanno portato a percorrere strade tortuose,
dall’arruolamento nell’IRA, a causa del quale si fece qualche anno di carcere, all’attivismo
che lo spinse ad essere uno dei promotori della campagna popolare che chiedeva una
nuova inchiesta su quella strage, l’inchiesta Saville del 1998. Nel 2010 furono resi pubblici i
risultati delle indagini, che dichiararono l’operato omicida dei militari britannici come
“ingiustificato” e “ingiustificabile”.

“Tony Doherty (1963) ha avuto un ruolo chiave nella campagna che ha portato alle scuse del
governo britannico e alla riabilitazione dei quattordici innocenti uccisi dai militari inglesi
durante il Bloody Sunday

Recensione di Chiara Carnio

IL PICCOLO DI PAPÀ. Storia di un’infanzia nell’Irlanda del Bloody Sunday Tony Doherty

 

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