IL PICCOLO PRINCIPE, di Antoine de Saint-Exupéry
So già che di questo libro se ne è già più o meno parlato. Ciononostante, provo a ri-postare.
Ieri sono andata a teatro con i miei due bambini a vedere “Il piccolo Principe” in scena. Ho pianto dall’inizio alla fine. Mio figlio più piccolo mi ha chiesto: “Mamma perché sei bagnata?” E il più grande ha risposto per me: “E’ perché è commossa”. Sì, lo ero. Tra parentesi (ma neanche tanto) faccio i miei complimenti agli attori (due): sono stati pazzeschi, non era facile catturare l’attenzione, soprattutto dei più piccoli. E di piccolissimi ce n’erano sul serio. Solo per quanto mi riguarda, il mio più piccolo ha 3 anni e mezzo, il più grande 5 anni… Ovviamente, non pretendo che l’abbiano “capito”. Tuttavia, posso dire che è piaciuto: tornati a casa hanno preso in mano il libro e si sono divertiti tantissimo a rivivere la storia guardando le immagini.
Di che parla questo libricino? E’ davvero una storia per bambini? Sì, è breve, è scritto con stile semplice e lineare, ci sono poche descrizioni e tante immagini… ma no, non lo reputo un libro per bambini. I messaggi nascosti tra le righe sono tantissimi. Si tratta di messaggi raffinati, intensi, profondi, poetici e spesso filosofici. Si tratta di messaggi che spesso non sono colti che da un pubblico adulto; e, ahimè, spesso nemmeno da quello. Dietro la storia del Piccolo Principe si nasconde, infatti, il mondo in cui viviamo nella sua meraviglia, maestosità, perfezione, ma anche nella sua paradossalità e contraddizione. Dietro ogni personaggio bizzarro e improbabile di questo viaggio si cela l’Uomo, con i suoi vizi e le sue paure, i suoi valori e le sue sicurezze.
Dal Piccolo Principe si impara che le apparenze possono ingannare e che l’essenziale è invisibile agli occhi. Dal Piccolo Principe si impara che l’uomo vive di relazioni e che ognuno è responsabile delle persone a cui vuole bene. Dal Piccolo Principe si impara che il tempo è il dono più grande, che le azioni sono più importanti delle parole e che i dettagli sono, sempre, fondamentali. Dal Piccolo Principe si impara che le cose che “contano” non sono quelle che “si contano”: non sono fatte di numeri, ma di sensazioni. Dal Piccolo Principe si impara l’importanza di esprimersi liberamente per quello che si è.
“Il Piccolo Principe” è essenzialmente un dialogo tra un bambino e un adulto. E io, da mamma, mi ci sono immedesimata davvero tanto, in questo. Il Piccolo Principe facilmente rappresenta lo sguardo fanciullesco sul mondo: uno sguardo che tutti gli adulti hanno avuto, da piccoli, ma di cui si sono purtroppo dimenticati. Il mondo del Piccolo Principe è piccolo, ma allo stesso tempo è infinitamente grande: è un mondo dove la fantasia e l’amore fanno spazio a qualsiasi cosa si desideri, se la si desidera ardentemente. Il pilota, invece, è immancabilmente un adulto, privo o -meglio- privato di immaginazione. Un adulto tuttavia diverso nel suo genere, disposto ad ascoltare un ometto piccolo così che racconta e si racconta, disposto a mettere in dubbio la bontà del suo mondo di adulti, fatto di cifre e di conoscenze inutili: un mondo dove l’età o il peso di una persona sono più importanti del suo tono di voce.
Alla fine, nessuno dei due è più lo stesso. Il piccolo principe ha guardato fuori dal suo piccolo mondo, ha cercato di capire come sono fatti gli altri universi attorno a lui: è, infine, cresciuto. Anche il pilota è cambiato: è tornato bambino per un po’, ha re-imparato l’importanza della lentezza, dei dettagli, delle relazioni uniche e speciali, togliendo il velo dell’allucinante ed estraniante vita frenetica degli adulti. Nessuno dei due sarà più lo stesso: ciò fa un po’ male, è vero, ma è inevitabile. E si guadagna sempre qualcosa: occhi nuovi per vedere il mondo.
Recensione di Benedetta Iussig del 5 febbraio 2018
Consigliato dalla libreria Culture Club Cafè
e da A&M BOOKSTORE
Titolo presente nella sesta puntata dei libri per viaggiare
Be the first to comment