IL PIÙ AMATO DI ITALO CALVINO: Il barone rampante
Cosa c’è di più paradossale, di più grottesco, di più inverosimile di una persona che passa tutta la propria vita (ma proprio tutta!) arrampicato sugli alberi? Eppure è proprio quello che succede a Cosimo protagonista di questo particolarissimo romanzo di Calvino.
Siamo sul finire del 1700 e Cosimo, rampollo di una nobile famiglia, vive agiatamente in una località della Liguria al centro di una vasta proprietà. Un giorno, quando il nostro protagonista ha dodici anni, mentre è a pranzo con i familiari e la piccola corte dei conviventi si rifiuta categoricamente di mangiare un piatto di lumache. Di fronte al rigido atteggiamento impositivo del padre, il ragazzo porta il suo rifiuto ad un gesto di contestazione estremo e definitivo: sale sugli alberi del giardino e dal quel momento non scenderà più. Inizia qui, per il nostro protagonista, un percorso di progressiva identificazione con la sua nuova dimensione. Cosimo impara a spostarsi, anche per molti chilometri, sempre passando di ramo in ramo; sugli alberi mangia, dorme, va a caccia, organizza la sua vita e le sue relazioni sociali e vive le sue avventure degne di un romanzo d’appendice ottocentesco. Calvino è bravissimo e il racconto fila veloce nella sua dimensione surreale, un po’ novella e un po’ complessa allegoria della vita.
Cosimo conosce la vita, le difficoltà, le passioni, conosce le cattive compagnie, i pirati turchi, i briganti, gli esuli spagnoli curiosamente condannati a vivere sugli alberi come lui. Per tutta la vita continua a mantenere rapporti con la famiglia e soprattutto col fratello minore, Biagio, voce narrante del romanzo. Cosimo rimane comunque ben integrato nel contesto sociale: tutti lo conoscono e accettano di buon grado quella sua bizzarra abitudine di vivere sugli alberi. Addirittura intrattiene continue relazioni epistolari con famosi filosofi dell’epoca come Voltaire e, nell’età più matura, conosce anche Napoleone Bonaparte di cui era stato convinto sostenitore almeno nella prima fase rivoluzionaria del grande francese. Vivrà anche un grande amore con Viola che ritrova dopo averla conosciuta in giovane età, all’inizio della sua avventura sugli alberi.
Il romanzo si può leggere come una favola e, in questa sua dimensione, ritengo sia adatto anche ad una lettura da parte di un pubblico giovanissimo ma certamente in questo caso se ne perderebbero inevitabilmente molte sfumature. Tutto il romanzo è una grande allegoria della vita e della coerenza sulle scelte che nella vita si fanno e sulle conseguenze di queste. Cosimo a dodici anni compie una scelta estrema cui resta fedele tutta la vita che da quel momento risulta profondamente modificata. Si tratta di un momento di passaggio profondo. Quante volte nella vita giovani e giovanissimi si trovano di fronte a un vero e proprio bivio? Quanti riescono a scegliere la strada giusta? Quanti a restare coerenti? Il libro certamente non dà risposte ma lancia garbatamente questa tematica e lascia che rimbalzi nella mente del lettore suscitando delle riflessioni.
Un libro molto particolare, davvero unico nel suo genere.
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