IL PODERE, di Federigo Tozzi
Quando un amico filologo ti regala un libro puoi starne certo: non si tratta di un libro qualsiasi, sai – ancor prima di iniziarlo – che sarà un’esperienza che lascerà il segno.
Non conoscevo questo autore. Mi sono documentata: ho scoperto che Federigo Tozzi è considerato dagli addetti ai lavori uno dei maggiori scrittori italiani del primo ‘900, anche se non è molto conosciuto e raramente viene proposto a scuola.
Questo è un romanzo breve, un piacevolissimo cameo, un concentrato di significati e riferimenti.
Ambientato nella campagna toscana, ci racconta di un mondo duro e difficile fatto di fatica, sudore, miseria, sacrificio, furberie e soprusi.
Remigio, il giovane protagonista della storia, non può lasciare indifferenti: o ti metti al suo fianco e condividi i suoi giorni con ansia e lo guardi con tenerezza oppure ti fai distante e ti lasci innervosire dalla sua incapacità di affrontare di petto le difficoltà, reagendo ad un destino avverso.
Remigio vive da anni fuori casa, lavora in ferrovia e, d’improvviso, viene raggiunto dalla notizia che il padre (con il quale aveva un pessimo rapporto) versa in cattive condizioni di salute. Corre subito al suo capezzale ma, quando arriva, la situazione è ormai disperata: Remigio si accontenterebbe di un balenare di sguardi, di una parola o di una stretta di mano ma, neppure in questa situazione estrema, i due uomini riescono ad entrare in sintonia.
Il giovane si ritrova così ad ereditare il “podere” e, con esso, una lunga serie di guai.
Nulla procede per il suo verso, Remigio è sopraffatto da un sorte ostile che lo travolge come un fiume in piena.
Remigio è un giovane ingenuo e inesperto, a tratti disperato, a tratti speranzoso e sognante.
La Natura è ben presente sullo sfondo.
L’autore con questo romanzo opera un’importante accentuazione delle tematiche psicologiche prendendo distanza dal repertorio verista.
Un paio d’ore di piacevolissima lettura.
Recensione di Gabriella Calvi
IL PODERE Federigo Tozzi
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