IL PRIMO CAFFÈ DELLA GIORNATA, di Toshikazu Kawaguchi (Garzanti – gennaio 2022)
“Ci sono sentimenti che andrebbero espressi a prescindere dal futuro”
Siamo in Giappone, ad Hokkaido, per la precisione siamo a Hakodate e qui si svolge una storia dolce quanto forte e straordinaria.
Come l’aroma di un buon caffé. Chi ama il caffè sa che quei minuti impiegati a berlo regalano un senso di pace e soddisfazione eguagliabile a poco altro. Il colore, il profumo, la fragranza, l’intensità. Ecco pensiamo poi se, nel berlo, si potesse anche viaggiare nel tempo, passato o futuro. Quella esperienza di una manciata di minuti diverrebbe straordinaria. Questo succede nella caffetteria di Hakodate.
Nagare, Kazu, Sachi, Yukika sono alcuni dei personaggi che rendono possibile questo viaggio. Osservando poche ma inflessibili regole, si viaggia nel tempo per il tempo (pochi minuti) in cui il caffé, versato da una determinata persona, resta caldo. Se si fredda non si torna più…
Bastano pochi minuti per cambiare una vita.
Regola ferrea: il presente non lo si può cambiare.
Questa la forza di questa storia e di certi personaggi: il bisogno di vedere quella persona e fare o dire quella determinata cosa é più forte della consavolezza di non poter cambiare nulla.
Ed ecco che tra nuvole di vapore e stupore persone appaiono e scompaiono. Attraverso Yayoi, che non crede di riuscire ad affrontare la vita con un sorriso, Todoroki, infelice comico, Reiko, che non ha mai saputo chiedere scusa alla sorella e Reiji, che ha difficoltà a parlare dei suoi sentimenti, Toshikazu Kawaguchi ci prende per mano e ci conduce in una realtà onirica in cui attraverso il “sogno” ci viene svelata una grande verità: bisogna cogliere l’attimo e non rinviare a domani quello che si deve dire e fare oggi. Banale? Tutt’altro.
Io, che non amo il caffé, ho desiderato berlo per poter incontrare qualcuno nel passato e dirgli qualcosa per me importante. Nella mia vita ho sedie vuote che mi piacerebbe riscaldare incontrando quel qualcuno vivo nel passato. Questo desiderio mi ha stupito ma mi ha fatto riflettere e leggere con cuore piú aperto. Tanto. Ho colto così la delicata poesia che Kawaguchi regala al lettore. La conferma mi arriva quando riconosco, alla fine, un altro protagonista indiscusso del romanzo. Inizialmente ha un ruolo marginale ma costante e poi prende prepotente piede: il libro delle cento domande. Un libro pieno di domande secche che propongono due opzioni rappresentando un fatto ad un passo dalla fine del mondo. Le domande invitano a riflettere e a fare una scelta. Quella scelta segna, indiscutibilmente.
Ci vuole coraggio a rispondere.
Tutti i protagonisti del libro hanno un coraggio che educa.
L’autore decide così di risvegliare il lettore tirandogli un orecchio e bisbigliandogli: ” Ehi, vuoi davvero vivere di rimpianti? Il tempo non torna più…il tempo scorre inesorabilmente e del domani non vi é certezza. Non dimenticarlo”.
Una verità semplice ma assoluta e catartica.
Questo tratto di viaggio proposto in questo libro é il terzo dopo Finché il caffè è caldo e Basta un caffè per essere felici. Io personalmente non ho letto gli altri due ma ho motivo di credere che questa trilogia possa essere letta senza un ordine preciso.
Consigliato.
Recensione di Maria Elena Bianco
IL PRIMO CAFFÈ DELLA GIORNATA Toshikazu Kawaguchi
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