Il primo libro di lettura non si scorda mai
I Viaggi di Babar, di Jean de Brunhoff (Picarona Italia)
Correva l’anno 1962 e, come per tutti i bambini, il mio confine fra realtà e fantasia era particolarmente sfumato. Avevo solo 4 anni.
La televisione dedicava spazi angusti, confrontati agli attuali, a quella fascia di età. Molti ricorderanno, di quell’epoca pionieristica, la TV dei ragazzi: dalle 16.30 alle 17.30 per i più piccoli (4–8 anni); successivamente e fino alle 18.30, spazio per i più grandi.
Trasmissioni che hanno fatto la storia e che, rispetto a molte delle attuali, avevano un pregio indiscutibile: erano educative e, soprattutto, prive di quella volgarità che, purtroppo, spesso troviamo nei programmi riservati ai giovanissimi.
Non è solo nostalgia, ma la constatazione del degrado, in nome di una ricerca esasperata di modernità trash e kitsch, in contenuti spesso oggettivamente impresentabili (alcuni cartoni animati sono, a tacer d’altro, demenziali).
Ebbene, per un bambino di 4 anni, curioso di scoprire quello che il mondo pian piano iniziava a mostrargli, quello spazio televisivo era uno pungolo per cercare di trovare, in altre forme, ciò che vedeva in immagini rigorosamente in bianco e nero.
Ricordo che il babbo – probabilmente stremato dalle reiterate richieste – mi regalò un libro illustrato, prima palestra di lettura, che ancora conservo e che divenne una pietra miliare, capace di generare un amore quasi viscerale per la parola scritta: I viaggi di Babar. Babar l’elefante, divenuto re del suo popolo, sposa la regina Celeste e, a bordo di una mongolfiera, parte per il viaggio di nozze, che si rivelerà assai avventuroso.
Al ritorno, Babar deve affrontare i problemi di governo (niente di nuovo, neppure nelle favole …) e, addirittura, la guerra contro il popolo dei rinoceronti.
Meraviglioso, imperdibile. Da leggere. Dai piccoli, ma anche dai grandi. Non trascurate il bambino che, nonostante tutto, resiste dentro ognuno
di voi.
Di Alessandro Pratesi
Commenta per primo