IL PRIMO LIBRO È COME IL PRIMO AMORE, NON SI SCORDA MAI
MOMO, di Michael Ende
Il primo libro che ho letto era di mia madre. A portare questa lettura in casa nostra fu la compagna del fratello di mamma, zio Gigi. Lei era una “fata”!
Arrivava dai boschi del nord dell’Europa, da Stoccolma. Bella come il sole, biondissima, con un sorriso dolce, una lingua sconosciuta, un corpo sottile e con un bambino nello zaino! Era la prima volta che vedevo una scena del genere, sembrava un koala.
Quel piccolino era mio cugino Kimmo, un bimbo così simile alla madre, con la pelle e i capelli color miele e per giunta buono e tranquillo. S’intratteneva ore giocando con i lego, costruendo piccole città, immerso in un mondo fantastico.
Il libro che la “fata dei boschi” leggeva, quell’estate di tanti anni fa era “Momo” di M.Ende.
La mia mamma lo lesse a sua volta e poi lo ripose in libreria, tra i tanti che c’erano e che io non avevo mai degnato di uno sguardo. Ora credo che questo romanzo fosse magico perché, come sempre mi accade con le letture della mia vita, mi chiamò, come una sirena i naviganti. Aveva una copertina anonima, blu scuro, abbastanza triste, senza disegni e per di più tante pagine! Eppure mi attirò a sé.
In quei pomeriggi d’estate, sulla soglia dell’adolescenza, ancora profondamente infantile nacque il mio amore per la lettura, un entusiasmo capace di traghettarmi ovunque, di salvarmi dalla tristezza, dalla solitudine, di permettermi di indossare gli “abiti” dei più svariati personaggi, di passeggiare nelle epoche più lontane, di trovarmi in un castello oppure in un palazzo magnifico, come anche in un’isola deserta.
Questa bambina, la protagonista del primo libro che ho letto, è una creatura misteriosa. Possiede un grande dono: lei sa ascoltare con l’udito del cuore, cioè riesce a mettersi in relazione con l’altro.
In tempi frenetici nei quali nessuno è più capace di donare reale attenzione, lei fissa l’interlocutore, con i suoi occhi grandi e lo ascolta con reale attenzione. E così come per magia i pavidi si scoprono capaci di atti di coraggio, i tristi divengono allegri, chi ha smarrito la “ strada” la ritrova.
Un racconto carico di significati, una musica che risuona nel cuore, una melodia per afferrare il senso di una vita che spesso è minacciata da “uomini grigi”, spietati ladri di bellezza, avvolti in nuvole di fumo grigio.
Di fronte al pericolo dei ladri di tempo Momo reagisce con il potere della fantasia, di quella parte infantile che tutti noi non dovremmo mai lasciar morire.
Poi ci sono stati tantissimi altri libri, ma questo è come il primo amore: non si scorda mai!
Recensione di Luisa Ciccone
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