IL QUINTO FIGLIO, di Doris lessing
Quando David e Harriet si incontrano ad un ricevimento di lavoro , si innamorano immediatamente. Entrambi condividono gli stessi ideali conservatori, una rarità nella Londra degli anni sessanta.
I due si sposano e comprano una grande proprietà in un villaggio fuori Londra, la coppia ha intenzione di avere numerosi figli, un desiderio non condiviso dal resto della famiglia. I due hanno quattro figli , due maschi e due femmine, e la loro casa diventa un luogo di gioia non solo per loro ma anche per i parenti e amici . Almeno fino a quando non nasce il quinto figlio che segna l’inizio del crollo delle loro aspirazioni e delle illusioni.
“ Questa è una punizione” disse a David.
“E per cosa?” chiese lui sulla difensiva, perché la voce di Harriet aveva preso un’inflessione che detestava.
“Per aver voluto troppo . Per aver pensato di essere felici . Felici perché l’avevamo deciso”.
In questo scambio di battute si racchiude tutto il senso del libro .
Ben, il quinto figlio , non è cattivo , pur nella sua violenza . E’ un bambino privo delle sovrastrutture dell’evoluzione civile. E con la sua “diversità” richiede da parte di tutti una revisione della realtà; rompe definitivamente ogni illusione e mostra l’inadeguatezza dei protagonisti al loro sogno folle di bandire dalla loro vita ogni difficoltà, di decidere di essere felici.
David e Harriet diventano coloro che mai avrebbero voluto essere.
David decide di non confrontarsi con il problema; In Harriet prevarrà il senso della responsabilità e l’istinto materno e si troverà a sostenere il peso della distruzione della felicità familiare.
Solo lei riuscirà ad amarlo , pur non capendolo.
Un’opera impregnata dal dolore , ed estremamente realistica .
Universale nell’esortarci a non vivere nel desiderio di ciò che si vorrebbe , ma in ciò che è.
“La verità è che volevamo essere meglio degli altri . Anzi, eravamo convinti di esserlo”.
Recensione di Egle Spanò
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