IL RITORNO Marco Vichi

IL RITORNO, di Marco Vichi (Guanda – febbraio 2024)

Leggendo questo libro mi sono ritrovata un paio di volte a controllare se l’autore fosse veramente Marco Vichi, il padre del commissario Bordelli, della sua vita e delle sue storie, non certo facili ma sempre piene di speranza e di ironia. Questo ultimo libro di Vichi mi ha quindi veramente spiazzata perché è un libro che potrei definire al limite, intriso come è di dolore e di infelicità ma anche di forza e di caparbietà. Sì, perché Maria- nata Mario ma che si è sempre sentita femmina- ha una storia triste di non accettazione di come è, da parte della famiglia e della società; non c’è niente da fare, è “diversa”- per il padre, gli insegnanti, i compagni di scuola- e nonostante tutto lei resiste, sa chi è e come vuole essere.

Passerà attraverso la prostituzione e la droga, con la consapevolezza di non volersi arrendere e con lo scopo di volare in Turchia per sottoporsi ad un intervento che rimetta a posto le cose; perché lei è bella e gli uomini la desiderano e pagano per le sue prestazioni sessuali ma Maria vuole essere amata, vuole affetto, tenerezza, comprensione. Di ritorno dalla Turchia finirà in Bosnia e si troverà nel bel mezzo della guerra che ha travolto, con i suoi nazionalismi, la ex Jugoslavia; lì, almeno per un po’ e nonostante i pericoli, la fame, le bombe, troverà presso due poveri vecchi un angolo di pace e proverà quei sentimenti che le sono sempre mancati.

Più volte procedendo nella lettura mi sono chiesta come mai Vichi abbia sentito il bisogno di scrivere un libro certamente bello e forte ma così duro e cupo che non lascia respirare il lettore, che rimane avvolto, intriso, dal dolore e dalle crudeltà di un mondo che non sa accogliere e comprendere chi viene ritenuto diverso e non sa neppure vivere in pace. Certo la situazione attuale non è tra le migliori, tra guerre, caccia ai diversi – qualsiasi sia la loro diversità, colore della pelle, religione, orientamenti sessuali- ma anche ai poveri, ai diseredati, a chi fugge cercando una vita migliore; penso che lo scrittore abbia così voluto darci una scossa, abbia voluto regalarci una storia che ci faccia riflettere: su come sia facile perdere la propria umanità e come invece sia difficile capire i problemi degli altri, essere in empatia con il resto del mondo, cercare di mettersi nei panni delle vittime di una società sempre più cruda ed intransigente.

Un libro difficile, che mi ha profondamente turbato, ma che mette in evidenza, ancora una volta e forse anche di più di quanto ci aspettassimo, la bravura di questo scrittore

Recensione di Ale Fortebraccio

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