
IL ROMANZO DI RAMSES, di Christian Jacq (Mondadori)

Questa recensione è prima di tutto un tributo alla mia infanzia/adolescenza. Ricordo bene come nel 1997 chi vi parla, alla soglia dei 12 anni, quando andava a casa di un compagno di classe nella stragrande maggioranza dei casi trovava nel salotto uno di questi cinque volumi dalle belle copertine, una moda che al tempo portò la stessa Disney a realizzare due antologie di storie a tema egizio a titolo “Le avventure di Paperramses” e che richiamavano nella grafica le opere di Jacq.
Solo adesso, a più di 35 anni di distanza, ho trovato la voglia di leggere questo grande romanzo, diviso in cinque volumi raccolti in un bel cofanetto, e posso dire che è stata un’esperienza narrativa a suo modo interessante per vari motivi.
L’opera racconta la vita, le azioni e la politica di Ramses II, forse il regnante più longevo della Storia, partendo dalla sua infanzia e dal suo apprendistato sotto lo sguardo severo del padre Sethi, i suoi matrimoni con Nefertari e Iset, la guerra con gli Ittiti, passando per la celebre battaglia di Qadesh; e ancora l’amicizia travagliata con Mosè, i suoi rapporti tante figure celebri della Storia e della letteratura antica e tanto altro ancora.
Si tratta senza dubbio di un romanzo storico di grande scorrevolezza, senza la pretesa di esaustività storica- e lo testimoniano ampiamente alcuni perosnaggi inventati quali il fratello Shenar- che ha come principale pregio la scrittura semplice e la narrazione coinvolgente tanto nei momenti d’azione quanto nelle situazioni più riflessive e apparentemente statiche e riesce ad accendere la curiosità verso quel periodo storico tanto ricco di fascino e mistero e verso una “figura politica” di grande spessore. È un lavoro che nonostante gli anni passati regge bene la prova del tempo e continua a essere una piacevolissima lettura senza particolari pretese se non l’unica, ampiamente rispettata, di essere accessibile a chiunque senza mai dare l’impressione di essere cattedratico o prolisso, un bel tuffo nel passato di una grande civiltà…e la carezza di un ricordo della mia adolescenza
Recensione di Enrico Spinelli
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