IL RUMORE DEL MONDO, di Benedetta Cibrario
Un vero romanzo-romanzo ben costruito e ancor meglio scritto da una scrittrice a me sconosciuta ma che mi ha piacevolmente sorpresa. Un libro raro oggi, almeno in Italia, in un tempo in cui si scrivono spesso storie veloci centrate sull’individuo e le sue relazioni più prossime e in cui “il rumore del mondo” si percepisce poco o nulla.
Anche per questo la sorpresa è stata tanta e così piacevole e mi ha fatto specie come mai questo gran bel libro, candidato allo Strega, non abbia vinto. O forse si capisce…
L’autrice ci conduce per mano lungo diversi percorsi abilmente intrecciati. Le vicende della protagonista Anne, un’inglese giovanissima che sposa un nobile piemontese e si trasferisce nella Torino pre-risorgimentale, quella del suocero Casimiro, conservatore e innamorato degli alberi e della campagna, si sviluppano in un’epoca – il decennio 1839/1849- piena di fermenti, oscillante fra conservazione e spinte alla modernizzazione. Sullo sfondo, la capitale del piccolo regno piemontese, chiusa e un tantino retrograda, e la campagna monregalese con il fascino delle sue colline e delle Alpi, si contrappongono alla Londra in piena rivoluzione industriale, attiva, allegra, movimentata.
Un lungo racconto che ricostruisce con abilità e precisione storica un’epoca e un ambiente nelle sue usanze, cultura, idee. Personaggi a tutto tondo, di cui si restituiscono le difficoltà le nostalgie le speranze. Un clima gattopardiano per il senso di un mondo alla sua conclusione e degli interrogativi sul futuro.
Una bella esperienza di lettura ad ampio respiro, se si vuole anche un ritorno alla tradizione dei grandi romanzi che parlano di un mondo con il loro passo pacato e la loro capacità di offrire storie, sentimenti e riflessioni sul tempo.
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