IL SEGGIO VACANTE, di J. K. Rowling
Dalla quarta di copertina: «A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un’idilliaca cittadina inglese. […] Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti…»
Poche righe per descrivere la trama del primo romanzo della grande scrittrice non correlato alla saga di Harry Potter.
Un romanzo aspro, forte, che descrive con parole nude e crude quel che accade in un’apparente idilliaca cittadina inglese quando Barry Fairbrother muore inaspettatamente alla soglia dei quarant’anni e il seggio nel consiglio municipale rimane vacante.
Il dipinto che esce fuori dal racconto altro non è che a descrizione di una società contemporanea allo sbando piena di conflitti, invidie, pregiudizi, disagi, frustrazioni, rivalità, egoismi… e la Rowling la descrive nel dettaglio, mettendo alla luce ogni intreccio, senza nessun tentativo di giustificazione dei comportamenti degli uomini.
Una scrittura graffiante e dal linguaggio scurrile.
Non si salva nulla del romanzo? Sì, la consapevolezza che dalla crisi e dalla distruzione della vita che, imprevedibile e spietata, ci spiazza, ci si può rialzare e affrontare ogni situazione con coraggio senza lasciarsi così travolgere e trascinare, non solo dalle sue tragedie, come accade a Pagford, ma anche dal ridicolo… in quel seggio vacante.
Recensione di Erika Polimeni
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