IL SERPENTE MAIUSCOLO, di Pierre Lemaitre (Mondadori – gennaio 2022)
Nella premessa di questo libro, Pierre Lemaitre ricorda di aver scritto ‘Il serpente maiuscolo’ nel 1985 quando aveva 34 anni: il suo primo romanzo giallo, ma la sua opera prima in assoluto, si direbbe, se consideriamo che tutti i romanzi conosciuti di questo sensibile scrittore e sceneggiatore francese sono stati pubblicati dopo l’anno 2000 (sino ad allora aveva fatto l’insegnante).
Come è bella la scrittura di Lemaitre e come è intelligente la sua narrazione, anche in un testo agile e per certi versi un po’ acerbo come questo, però mai scontato e già ben costruito.
È strano, ciò che più sembra restare dopo averlo letto è una emozione che entra in conflitto con l’età ancor giovane del suo autore: è il senso della decadenza fisica e psicologica che accompagna tutto il libro e che, in buona parte, è la causa degli eventi narrati e del loro esito finale.
Insieme all’incedere di questo declino, antiche vicende con poche indicazioni, sfumate come in una nebbia: gli epigoni della seconda guerra mondiale, ex partigiani che hanno combattuto i nazisti tedeschi e quelli francesi, sono oggi un gruppo di specialisti ormai anziani che – pare! – attuano sentenze di giustizia verso antichi aguzzìni che si sono rifatti una solida posizione sociale ed una immagine irreprensibile; che – pare! – siano diretti da una centrale la quale non vuole aspettare i tempi dei processi o che, forse, ritiene che i processi non ci saranno mai, perché nessuno ha interesse a cercare le prove di quelle colpe passate.
Da tali premesse, solo accennate e non indagate di più, scaturisce una storia di esecuzioni e di morte nella quale gli assassini sono conosciuti dall’inizio, mentre resta ignoto, sino all’ultimo, il destino dei suoi protagonisti, l’esito della loro resa dei conti.
Si potrebbe dire che una storia densa di morti è l’essenza di un thriller, allora perché stupirsene? Non è stupore quello che ci coglie, è forse solo mestizia per il cupo e precoce destino verso il quale sembrano tutti avviati: nelle pieghe del racconto alcune cose sono lasciate all’inventiva del lettore, il cui compito sembra quello di immaginare le radici di figure umane spesso solo abbozzate e che in qualche caso scompaiono presto dalla scena, come fossero un’ombra, come in uno smarrimento: un quadro parziale che, sollevando lo sguardo dalla pagina, si deve completare con la fantasia.
Nelle conseguenze della guerra, che continuano a lasciare tracce indelebili e che troveremo dispiegate nei lavori successivi di Pierre Lemaitre, si muovono i personaggi di questa opera, i colpevoli punitori di se stessi.
IL SERPENTE MAIUSCOLO Pierre Lemaitre
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