IL SIGNORE DEI LUPI Alexandre Dumas

IL SIGNORE DEI LUPI, di Alexandre Dumas (Agenzia Alcatraz -novembre 2022)

 

Non spaventatevi troppo! Mica si tratta del gatto nero vendicativo di Poe, o dei topi nel muro di Lovecraft o del più recente, ma pur sempre rabbioso e funesto, Cujo di King… Qui chi scrive il romanzo è pur sempre il Dumas (padre) dei Tre Moschettieri e del Conte di Montecristo. Quindi il suo “meneur des loups” si inserisce, senza dubbio, nell’antichissima tradizione dei lupi mannari, ma è pur sempre l’opera di un maestro dei racconti di cappa e spada e degli intrighi storico-sentimentali più che di un autore del genere horror. Per giunta il “pactum diabolicum” al centro della vicenda per quanto riguarda i termini della transazione fa acqua da tutte le parti. E di mefistofelico c’è più l’intento che la drammaticità dell’intreccio.

Comunque il romanzo è quasi sconosciuto. La altrettanto poco nota Agenzia editrice Alcatraz ne ha curato una nuova traduzione, integrale (di Camilla Scarpa) e con parecchie note esplicative e opportuni richiami al testo originale. Molto utili anche l’introduzione, a cura di Max Baroni, e l’appendice biografica dumasiana di Léon Thoorens. Apprendiamo così che il libro fu iniziato nel 1851 a Bruxelles, dove l’autore andò in esilio, ufficialmente per motivi politici, in realtà, probabilmente, per sfuggire a quegli esosi dei suoi (non pochi) creditori. La pubblicazione avvenne tuttavia solo nel 1857, dopo il ritorno in Francia nel 1853.

Questa incursione nel soprannaturale Dumas la contestualizza addirittura, almeno all’inizio, tramite elementi autobiografici. L’ambientazione, negli anni che precedono di poco la Rivoluzione Francese, è in una zona geografica che lo scrittore conosceva molto bene per esserci vissuto e che viene effettivamente indicata e descritta con molta precisione.

Nonostante la scarsa dimestichezza con le lugubri fantasie gotiche, il nostro prolifico scrittore (più di 220 romanzi!) non si perde mai di coraggio e sfodera il suo talento narrativo con la solita consumata abilità. Ne viene fuori un racconto appassionante, in cui il quasi forsennato Thibault si trova coinvolto in situazioni sentimentalmente drammatiche e anche violente e sanguinose. Non mancano ovviamente duelli e scontri vari, fra umani e non, e tresche amorose di tono canonicamente torbido. Sempre ai danni del povero protagonista, alle prese con diavoli ed essere umani di non minore malizia, fino ad una conclusione quasi toccante.

Come ultima nota, un avviso ai vegetariani. Si fanno continui riferimenti a banchetti a base di ogni tipo di cacciagione. Si può anzi dire che il desiderio di tali prelibatezze, insieme agli impulsi erotici, sia il motore di tutta la storia.

Recensione di Pasquale Vergara

IL SIGNORE DEI LUPI Alexandre Dumas

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